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Sei in: webAmbiente / numero 2 - 2009 / Il bancone del bar

IL BANCONE DEL BAR

due sorsi di confidenze
Accesso al credito

Nicolini

di MASSIMO CIRRI biografia

- Ma tu ci vai, in banca? - Io poco. - Poco perché? - Perché m’innervosisco - Per mutuo sulla casa? Fisso o variabile? - Fisso. Prima avevo il variabile, che variava solo in alto e sarebbe più giusto chiamarlo "Salente". - Tasso salente? - Esatto. Suona anche bene, senti: "Ho sottoscritto un mutuo a tasso salente. Sale bene? Certo, va su come una scimmia sull’albero di banane". Me lo avevano consigliato loro, quelli della banca, il tasso variabile. Così poi ho deciso di cambiare mutuo. Dopo la legge ... Come si chiama? - Il decreto anticrisi? - Quello. Siamo andati insieme, io e mia moglie. Lei ha detto: "è meglio se vengo anch’io in banca a rinegoziare. Perché altrimenti tu t’innervosisci" - E tu ti sei innervosito? - Certo. Già sul "rinegoziare". Rinegoziare son parole grosse. Hai presente un pinguino in gabbia allo zoo di Tripoli che negozia sull’aria condizionata? Così abbiamo rifatto il mutuo ma questa volta a tasso fisso. Ce lo hanno consigliato loro, quelli della banca. Io ho pensato che ce lo avevano consigliato loro anche quello a tasso variabile. L’unica differenza era l’impiegato: ho chiesto che fine aveva fatto. Ha fatto carriera e fa il vicedirettore. - Quindi ora hai il tasso fisso? - Esatto. E i tassi hanno subito cominciato a scendere. Mai stati cosi bassi dalla caduta dell’impero romano d’occidente. Quelli variabili, il mio è rimasto fisso. Appiccicato lì come il condizionatore nella gabbia del pinguino allo zoo di Tunisi. - Ma non era Tripoli? - Ho cambiato banca. Per favorire la concorrenza. - E nella nuova ti trovi meglio? - Abbastanza uguale. Il vicedirettore è l’impiegato di quella di prima. - E con la prima banca hai chiuso tutto? - Tutto: conto corrente, deposito titoli – quei pochi che avevo – bancomat. - Hai speso tanto? - Loro dicono che non costa più nulla. A me è rimasta l’impressione che per spostare due BOT e quattro CCT avrei risparmiato qualcosa chiamando mio cognato con il furgone. E mio cognato sta in Irlanda. - è la questione dell’accesso al credito. - Sarà, ma più che l’accesso al credito, a me resta difficile l’accesso alla banca. Per questo m’innervosisco. - Cioè?

"Più che l'accesso al credito, a me resta difficile l'accesso alla banca. M'innervosisco."

- Prima d’entrare in banca bisogna svuotarsi le tasche e lasciare tutte le cose metalliche in un cassettino. Sennò il metal detector suona e non si apre la seconda porta che c’è dopo la prima porta. A me suona sempre. Mi tocca tornare indietro a perquisirmi da solo perché c’è sempre qualcosa che mi è rimasto in tasca. Accendino, telefonino, chiavi, il portaocchiali, gli occhiali. Così mi sento un po’ poliziotto e un po’ delinquente, tutti e due insieme. E mi picchia su nervi. Una volta sono entrato e uscito da quella bolla di vetro per sette volte prima che mi si spalancasse la porta. Neanche fosse l’accesso al paradiso, i cancelli del cielo. - Succede. la sicurezza - Sarà, ma secondo me lo fanno apposta. Hanno organizzato tutto nei minimi dettagli. Ti fanno sentire come se entrassi in un confessionale senza prete: "Spogliati figliolo dei tuoi peccati. Lascia tutto quello che hai e vieni a ritirare la nuova tessera bancomat". Lo fanno apposta, vogliono che tu ti senta in mutande, metaforicamente, mentre gli chiedi il fido. - Tu dici? - Si. così, dammi retta. E tutte le volte c’è quella voce da velina cretina che continua con la sua tiritera: "Si prega di tornare indietro e depositare tutti gli oggetti metallici nella cassettiera". Ma quale oggetti metallici: ormai sono svestito peggio di una meteorina di Emilio Fede. Mi sento come una pesca sciroppata in questo barattolo di vetro senza tappo e tu mi rompi i cabasisi? - Non è che te soffri un po’ di claustrofobia? - Macchè claustrofobia. Io soffro le banche. Una volta sono rimasto chiuso un quarto d’ora tra le due porte e c’era la guardia giurata che mi diceva "Non si innervosisca, sono la sua guardia giurata. Mi può vedere in alto nello schermo". "Fossi bello, come guardia giurata, gli ho detto io, vedi piuttosto di sciogliere il giuramento e vieni a liberarmi". - T’ha liberato? - Si. Son qui con te. Sennò sarei ancora dentro il tubo della banca. - Giusto. Ma secondo te Briatore ci va in banca? - Nel tubo di vetro della mia non l’ho mai incontrato. Però ci andrà. Secondo me senza problemi perché lui sta sempre in costume da bagno in Sardegna e così non ha gli oggetti metallici in tasca. Sennò quando fa il bagno va sotto per il peso e affogherebbe. - Vero. O può essere che Briatore fa come me. - Tipo? - Banca via internet, home banking. Ti colleghi, da casa, dal lavoro, quando vuoi tu, senza orario. Guardi il saldo, paghi l’affitto. Finito, esci. - Ce l’ho da un po’ di tempo, l’idea di un rapporto veloce con la banca. un bel sogno. Entro in banca, faccio le mie cose, esco veloce. Prima che arrivino i carabinieri. Tu dici che mi prenderebbero? - Dopo dieci minuti, massimo un quarto d’ora. - Se faccio una società con Briatore? - Non funzionerebbe, per via della Gregoraci. - Si litigherebbe? Lei non resterebbe insensibile al mio fascino? Tensioni, gelosie nella banda. Sparatoria? - No. che la Gregoraci è troppo appariscente per fare il palo fuori dalla banca. Insospettisce. - Allora nulla. Continuo a lavorare in cooperativa.

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