IL BANCONE DEL BAR

di MASSIMO CIRRI
biografia
due sorsi di confidenze
Per un sudoku in più
-Ho fatto i conti, li ho fatti precisi: mi succede due volte su
tre. Due su tre, il 66% dei casi
-Due su tre cosa?
-Due volte su tre esco di casa, mi chiudo la porta alle spalle,
prendo l’ascensore e tac, mi accorgo di essere uscito senza
mascherina.
-Quindi?
-Quindi schiaccio il pulsante stop dell’ascensore, risalgo,
rientro in casa, prendo la mascherina e riparto. Ma una
volta su due...
-Non era due su tre?
-Due su tre mi dimentico la mascherina. Una su due schiaccio
stop nell’ascensore
-Una su due?
-L’ascensore è vecchio. E allora penso: “Metti che il pulsante
stop funzioni male e l’ascensore si blocca? Metti che
resto chiuso dentro e deve venire il tecnico a liberarmi? E
quanto tempo ci mette? E poi vede che sono senza mascherina
e mi fa anche un cazziatone? Metti che mi denunzia
al generale Figliuolo che irrompe con la tuta mimetica
in una riunione di condominio e mi addita al pubblico
disprezzo”
-Quindi?
-Quindi arrivo al piano terra e poi risalgo.
-Una volta su due?
-Si
-E l’altra?
-Corro il rischio. Chiudo gli occhi e pigio stop. Ho una mia
parte alla Steve McQueen, cosa credi, voglio una vita spericolata.
Hai presente? Vasco Rossi?
-Come no. Complimenti. Davvero una vita spericolata la
tua, una vita come quelle dei film
-Comunque torno in casa, prendo la mascherina e riesco.
Faccio veloce ma una volta su tre qualcuno mi ha fregato
l’ascensore
-E allora?
-Allora scendo a piedi. Fare le scale a piedi fa anche bene
alla salute. No?
-Sicuro. La salute fisica è importante. Ma io terrei sotto
controllo anche quella mentale
-Dici?
-Mah...
-Ma quest’anno e passa di virus, pandemia, lockdown e
tutto il resto, non ti ha cambiato? Non siamo tutti un po’
diversi?
-Si e no
-Detto meglio?
-Si, ci ha cambiati. Ma non so quanto. Ci siamo ancora un
po’ dentro e non si capisce bene
-Siamo tutti più stanchi
-Si. È la fatica da pandemia.
-E quando eravamo stanchi, stanchissimi, ti ricordi, ma c’era
quell’energia nervosa e si lavorava per tirar su reparti
in ospedale e si facevano in venti ore cose che prima, a
pensarci, si sarebbero fatte in due settimane. O anche tre...
-L’adrenalina?
-Quella roba lì. Ma anche la sensazione di essere in un’emergenza
mai vista prima, mai. Come fosse una guerra e...
-Ma non era una guerra...
-No, certo, figurati. Però era una cosa mai capitata prima e
talmente sconvolgente che non avevamo altre parole che
quelle della guerra
-Le file per il pane...
-È vero. Abbiamo cominciato a fare la fila fuori dai negozi
per comprare le cose. Le file per il pane. Da non crederci
-O la fila per il lievito
-Lunghissima, quella per il lievito. Quante torte di mele. Il
lockdown un paio di chili in più me li ha lasciati di sicuro.
-E la paura di ammalarsi
-E quella sensazione che poteva capitare anche a te...
-Sentirsi vulnerabili. In una settimana o poco più siamo diventati
di colpo “vulnerabili”.
-E i figli chiusi in casa che fanno scuola al computer
-E si adattano alla svelta e dopo una settimana sembra la
cosa più naturale del mondo
-E il cane...
-Il cane?
-Il più contento di tutti: in casa c’era sempre qualcuno. Non
stava mai da solo. Una pacchia. E poi la gara a portarlo
fuori
-Col cane si poteva uscire, sempre.
-E ce l’avevi quella sensazione che tutto fosse legato?
-Cioè?
-Se io sto chiuso in casa, se non esco se non è proprio indispensabile,
qualcuno non finisce ricoverato in una terapia
intensiva.
-Perché se sto in casa il virus non circola. O circola meno. Si
ce l’avevo: ci sentivamo tutti sulla stessa barca
-A me pareva di vederlo, quel filo che lega tutto. Qualcuno
che in una grotta in una foresta pluviale della Cina dà fastidio
a un pipistrello, il pipistrello che si struscia contro un
pangolino, qualcuno che si mangia un pangolino crudo...
-Il pangolino si fa in carpaccio?
-Non lo so. Ma troppa carne fa male, è certo. E il virus che
arriva dalla Cina fino a qua e da questa parte del filo ci
sono io che posso solo stare chiuso in casa il più possibile.
–O che vado a far funzionare un ospedale al meglio possibile...
-Questo siamo. Un reticolato di fili. E i due turchi? Ci sono
anche loro nel filo
-I due turchi?
-I due ricercatori, quelli di BioNTech, marito e moglie. Quelli
che hanno fatto il vaccino...
-I due figli di immigrati in Germania, loro?
-Loro. E lo hanno fatto, il vaccino, in un fine settimana
-Non lo sapevo che avessero fatto così alla svelta. Bravi
davvero. Io, una volta, in un fine settimana ho ridipinto
casa. Ma stavo in un bilocale. Fare un vaccino a RNA messaggero
deve essere un filino più complicato
-Com’è venuta la casa?
-Qualche segno di pennello sul soffitto. Ma complessivamente
non male. Si può sempre migliorare
-Effetti collaterali ne hai avuti?
-Mal di schiena. Niente di che
-E questa storia del visus, a pensarci, forse ci ha insegnato a
lavorare ancora un po’ meglio. Hai visto Newsweek?
-Newscosa?
-Newsweek, la rivista americana. Qualche settimana fa
aveva la classifica dei migliori ospedali italiani, la pubblica
ogni anno...
-E?
-In cima ci sono il Gemelli di Roma, il Sant’Orsola di Bologna
e il Niguarda di Milano. E in tutti e tre chi ci lavora?
-Noi di Rekeep?
-Esatto. E siamo in più della metà dei primi venti ospedali
-Ma tu leggi Newsweek? Ti ho sempre visto, al massimo,
con la Gazzetta dello Sport
-L’ho letto su Facebook. Ma se dici Newsweek ci fai la tua
bella figura
-Ma ce le ha le pagine di sport il Newsweek?
-Dovrebbe
-E il sudoku?
-Il sudoku?
-Una rivista senza sudoku io non la compro.
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