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traduzione: eng | عربي

di Laila Bernardi

Una Sicilia da riscoprire

 

Turismo, arte, gastronomia e desiderio di rinascita. Sono gli ingredienti di una iniziativa che coniuga la scoperta della Sicilia da cartolina con la voglia di capire come operano le cooperative di Libera Terra impegnate nel recupero dei beni confiscati alla mafia. Un viaggio a contatto con chi ha voltato le spalle alle intimidazioni per recuperare dignità e lavoro.

Vedere Piazza Politeama nel centro di Palermo e mangiare un pomodoro coltivato su un terreno confiscato al boss mafioso Totò Riina; visitare una delle più suggestive tonnare del Mediterraneo e chiacchierare con il fratello di Peppino Impastato; oppure ammirare un’autentica casa gattopardiana e passeggiare per la Kalsa, il quartiere palermitano dove sono nati e cresciuti i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi dalla mafia nel 1992; contemplare le distese di aranceti andando a trovare i testimoni, ormai anziani, dell’eccidio di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947; visitare la splendida basilica di Monreale e incontrare il segretario della camera del lavoro di Corleone, per farsi raccontare della sua terra, per anni succube dell’arroganza dei ‘corleonesi’. E ancora assaggiare il vino Centopassi direttamente nella cantina della cooperativa Placido Rizzotto. Quanto sia bella e ricca la Sicilia è risaputo, ma questo non è il turismo dei depliant patinati. È un altro modo di vedere la Sicilia, di visitare luoghi straordinari, e insieme scoprire come vivono e come lavorano dei cooperatori che hanno deciso di fare del lavoro, oltre che un mezzo di sostentamento, anche lo strumento per combattere il potere mafioso che inquina da sempre una terra così ricca. Un turismo per così dire “responsabile”, ma che potrebbe definirsi anche “militante”, per capire da vicino cosa significa combattere contro i soprusi imposti dal potere di pochi, e saperne uscire. Un turismo reso possibile dalla passione dei cooperatori di Libera Terra e dalla sinergia creata attraverso il Consorzio Libera Terra Mediterraneo con Firma Tour, tour operator riminese, che supporta Libera Terra per gli aspetti tecnici e organizzativi. A Valentina Fiore – vicepresidente della Cooperativa agricola Placido Rizzotto e direttore generale del Consorzio Libera Terra Mediterraneo - brillano gli occhi a parlare di questa nuova creatura.

Ma come vi è venuto in mente?

“Da tre anni a questa parte molti amici e conoscenti ci dicevano ‘veniamo a salutarvi’ oppure ‘veniamo a vedere come sono diventate le vostre terre e a visitare la vostra cantina’. Le richieste sempre più frequenti ci hanno suggerito di strutturarci meglio e creare per le persone che ne fanno richiesta una sorta di turismo responsabile. Perché nel nostro percorso cooperativo di esperienze ne sono state fatte, ed è bello farle conoscere, è una cosa di cui andiamo orgogliosi. Se poi ci metti che la Sicilia è bellissima…”

Come pensate di riempire un viaggio di questo tipo?

È più difficile tralasciare che riempire. Sono talmente tante le situazioni e le attività in essere create da Libera Terra, che l’imbarazzo sta solo nel decidere quanto tempo si vuole mette a disposizione. Attorno alle cooperative di Libera Terra ruotano tutta una serie di altre associazioni, gruppi, scuole, realtà legate o consociate a Libera, attualmente oltre 1500 in tutta Italia, impegnate a diffondere e promuovere la cultura della legalità. Per fare degli esempi il comitato Addiopizzo, un movimento formato da commercianti e cittadini consumatori che lotta contro il racket delle estorsioni; oppure la Casa della Memoria Felicia e Peppino Impastato, associazione impegnata a farne conoscere la storia e a costruire un’antimafia vera nella zona di Cìnisi.

Ma cosa intendi per turismo responsabile?

“Un turismo che più di luoghi è fatto di storie, di territori e racconti di persone, dove le testimonianze sono uno degli elementi principali del percorso, senza tralasciare la visita di luoghi tipicamenti turistici. Con Firma Tour, che ci supporta nell’organizzazione e per gli aspetti tecnici, abbiamo messo a punto dei pacchetti che ci sembra rispondano a questa filosofia del viaggio.

Qualche esempio?

All’interno di un soggiorno tipico di quattro giorni, c’è quella che noi chiamiamo la “giornata Libera Terra”. Si parte al mattino e si visitano le nostre strutture, i vigneti, l’azienda vinicola, il maneggio e l’agriturismo. Si incontrano personaggi del luogo, che hanno esperienze interessanti da raccontare, come i sopravissuti dell’eccidio a Portella della Ginestra. A Corleone poi c’è un bellissimo centro di documentazione internazionale antimafia; la terra della famigerata famiglia dei Corleonesi non è il far west che molti si aspettano, ma una bellissima cittadina che si sta riscattando, con diverse associazioni che a vario titolo e in vari settori lavorano contro l’illegalità. Nelle altre giornate i luoghi da vedere e le persone da incontrare sono perfino troppe. Piazza Politeama a Palermo per esempio, dove c’è il teatro. È il centro intellettuale e benestante della città, ci sono bellissimi negozi; fino a qualche anno fa ce n’era anche un ‘sciccoso’ di abbigliamento da uomo, poi chiuso e confiscato ai proprietari mafiosi e dato in gestione a Libera che ne ha fatto la Bottega dei Saperi e dei Sapori.

Portella della Ginestra (Pa):
tre testimoni dell’eccidio del 1° maggio 1947

Visto il taglio impegnato che si intende dare al viaggio, il fatto che le esperienze e le persone che si visitano non sono folklore ma per lo più testimonianze di avvenimenti talvolta drammatici, qual è secondo te il ‘turista’ più adatto a questo tipo di viaggio?

Non c’è un ‘turista’ più adatto di un altro. Coloro che vengono a trovarci sono semplicemente persone che ci conoscono, anche solo per nome o per sentito dire, che vogliono vedere da vicino come lavoriamo, i luoghi dove quotidianamente ci muoviamo, persone che credono in quello che stiamo facendo e in certi valori. Ad esempio chi passa a Capaci, nel punto in cui saltò in aria l’auto di Giovanni Falcone, o chi va a Cìnisi a veder Radio Out, la radio creata da Peppino Impastato, non lo fa per trovare folklore, ma perché vuole rendersi conto da vicino, capire il contesto guardandosi intorno, e rendere omaggio. A vedere certi posti si perde la parola, perché vengono in mente cose che si sono viste, sentite, sempre attraverso altri. Il ‘turista’ più adatto è forse allora la persona responsabile, che sa dove sta andando, che non è del tutto impreparato, e che in un viaggio come questo vuole acquisire conoscenze da aggiungere a quelle che possiede già.

Chi fa un viaggio di questo tipo ha bisogno di trovare anche dei momenti conviviali, di scambio e non solo di ascolto…

E infatti non ci sono le guide turistiche nel vero senso della parola. Siamo noi che accompagniamo le persone in giro, i cooperatori che lavorano nelle cooperative di Libera Terra. Questo fa assumere al soggiorno un clima relazionale positivo, in cui il dialogo e lo scambio di opinioni sono al centro delle visite e delle passeggiate.

E avete pensato anche a delle escursioni gastronomiche?

E come potremmo fare diversamente? In Sicilia si mangia continuamente. Ci sono i nostri agriturismi, ci sono luoghi di ristorazione con i quali siamo in contatto, a noi vicini perché come noi impegnati nella lotta contro l’illegalità. Ristoratori che cucinano piatti squisiti puntando soprattutto sulla qualità e genuinità dei prodotti; c’è il nostro vino e c’è la nostra pasticceria. Vi sono posti, per esempio in alcune piazzette di Palermo, dove si mangia di tutto e a qualsiasi ora del giorno e della notte.

E rimane qualche ora per ammirare i paesaggi?

La Sicilia è una regione ricca di immagini incantevoli e famose, che si alternano a realtà disastrate, incolte, martoriate da storie drammatiche. I paesaggi mozzafiato, le città piene di cultura e architettura, e i quartieri abbandonati e decadenti, rispecchiano il carattere dei siciliani, che sanno vedere il bello e il brutto, il ricco e il povero, l’estremo di ogni cosa.

Portella della Ginestra

Località nei pressi della Piana degli Albanesi, nella provincia di Palermo, tristemente famosa per la strage del 1° maggio 1947, giorno della festa del lavoro. Nella vallata si riunirono circa duemila lavoratori, in prevalenza contadini, per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo (la coalizione di sinistra) nelle recenti elezioni regionali e per manifestare contro il latifondismo a favore dell’occupazione delle terre incolte. Decine di raffiche di mitra raggiunsero improvvisamente la folla dalle colline; rimasero a terra 11 persone, fra cui due bambini, e ci furono una trentina di feriti, alcuni dei quali morirono in seguito alle lesioni riportate. La ricerca e l’imputazione dei colpevoli furono per molto tempo controverse. Inizialmente il dito venne puntato sul bandito Salvatore Giuliano, che più tardi si scoprì essere solo un esecutore, mandato ad uccidere dagli agrari e dalla mafia, collusi con alcuni poteri dello Stato.

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