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Sei in: webAmbiente / numero 3 - 2009 / Più liberi dalla criminalità

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di Laila Bernardi

Più liberi dalla criminalità

Costituito Il Consorzio Libera Terra Mediterraneo: supporterà le Cooperative che lavorano le terre confiscate alla mafia nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Un contributo nella lotta alla criminalità organizzata, un sostegno alla diffusione di una cultura della legalità e l’opportunità di ritrovare dignità nel lavoro.

Nuovi passi avanti per l’Agenzia Cooperare con Libera Terra, la rete di imprese cooperative, enti e associazioni di cui fa parte anche Manutencoop Società Cooperativa, nata per sostenere e consolidare lo sviluppo imprenditoriale delle Cooperative che operano sulle terre confiscate alla mafia e che costituiscono il cardine di Libera Terra. Nato nel 2001, il progetto ha le sue origini più profonde in Sicilia, dove sono già attive diverse Cooperative che producono olio, vino, pasta e altri prodotti biologici, con un mercato riconosciuto in molte altre parti d’Italia, dove vengono distribuiti i suoi prodotti contribuendo alla lotta contro la criminalità organizzata e alla costruzione di posti di lavoro, per giovani che vivono in territori dove lavorare è difficile. Ma che sta mettendo radici anche in altre regioni del sud d’Italia, con la nascita e lo sviluppo di nuove realtà.

Libera Terra è un marchio importante, un marchio di "qualità nella legalità", che contiene un valore eticosociale e di qualità organolettica, due facce della stessa medaglia dei prodotti di queste imprese cooperative. Un progetto economico e sociale che si fa marchio e prodotto concreto, che raggiunge il cittadino e lo attrae ad un consumo consapevole, ad un’azione di contrasto alle mafie nell’acquisto e nella diffusione del prodotto Libera Terra.

"Il Consorzio Libera Terra Mediterraneo nasce con l’obiettivo di aumentare la resa produttiva e commerciale delle Cooperative"

"L’Agenzia Cooperare con Libera Terra - spiega il coordinatore Simone Fabbri – mette a disposizione competenze e professionalità per migliorare sia la qualità del prodotto sia la qualità imprenditoriale delle Cooperative. Ad oggi sono più di 60 i soci dell’Agenzia, attivi trasversalmente in più settori, che trasferiscono know how alle giovani Cooperative di Libera Terra".

"Ma attenzione – sottolinea Simone Fabbri – sarebbe sbagliato pensare ad un rapporto unilaterale. La collaborazione fra cooperative è un principio del nostro movimento e se imprese con esperienze consolidate da anni, di medie e grandi dimensioni, leader in alcuni settori (penso a Coop, a Conapi, a Granlatte e molte altre) decidono di dare supporto al progetto, allo stesso modo le giovani Cooperative di Libera Terra trasferiscono a queste cooperative valori, esperienze, esempi di emancipazione e riscatto che sono le fondamenta del movimento cooperativo, che è lo scambio mutualistico per eccellenza".

La nuova struttura della Cantina Centopassi a San Cipirello (Pa)

L’ultimo sforzo è la costituzione del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, nato con lo scopo di rendere al massimo dell’efficacia l’iniziativa imprenditoriale. Un fatto importante, perché l’obiettivo principale è quello della trasformazione dei prodotti e della loro commercializzazione. Del Consorzio, un bell’esempio di contaminazione positiva, fanno parte oltre alle Cooperative di Libera terra, il Gruppo Alce Nero & Mielizia, Coopfond, Banca Etica, Fondazione Slow Food per la biodiversità e Firma Tour, che cura il settore del turismo responsabile. Nel 2008 i prodotti a marchio Libera Terra venduti nel circuito Coop hanno raggiunto un fatturato di quasi 1.500.000 euro. Un importante risultato se pensiamo che nel 2004 era di circa 500.000 euro.

Fu la Placido Rizzotto la prima cooperativa nata in Sicilia nei 2001 sui terreni confiscati alla mafia corleonese, seguita dalla calabrese Valle del Marro su terreni confiscati alla ‘ndrangheta nella Piana di Gioia Tauro. In seguito, negli ultimi due anni, si sono costituite le cooperative Pio la Torre, sempre nell’alto Belice Corleonese e Terre di Puglia nella penisola salentina. Un nuovo progetto ha preso vita in questi mesi anche in Campania: è la costruzione di un caseificio a Castelvolturno, Cooperativa intitolata a Don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra quindici anni fa.

"Un fatto simbolico molto forte – aggiunge Simone Fabbri – reso possibile proprio dalle sinergie attivate dall’Agenzia, dalla Confederazione Italiana Agricoltori e da Legacoop Campania, che ha l’obiettivo di produrre e commercializzare la mozzarella ‘buona, pulita e giusta’, naturalmente a marchio Libera Terra". Altri progetti sono in cantiere, fra cui una Cooperativa nella Sicilia orientale che nascerà per produrre miele e marmellate di agrumi e altri sono già attivi, come la promozione del turismo responsabile in alcune zone siciliane. Uno in particolare degno di nota è la ricostruzione della Calcestruzzi Ericina Libera, un’azienda operante nel settore del calcestruzzo e riciclaggio di inerti in cui gli operai si sono associati in cooperativa per farla rivivere dopo la sua confisca al proprietario, il boss della mafia trapanese Vincenzo Virga. Un’iniziativa partita da Don Ciotti, il sacerdote presidente di Libera che dagli anni Novanta ha intensificato il suo impegno con la denuncia e il contrasto al potere mafioso, dal prefetto di Trapani Fulvio Sodano e da Unipol per i primi finanziamenti. "

"Ogni progetto di Libera Terra restituisce, attraverso le opportunità di lavoro, dignità ai giovani del territorio"

"Un’esperienza che ha reso increduli gli stessi soci – racconta Fabbri – abituati solo ad essere dipendenti, e per i quali scoprire di poter gestire da soli un’impresa che garantisce il lavoro è stato insieme un motivo di paura e preoccupazione per la responsabilità, ma anche di orgoglio e di riscatto sociale di grande importanza".

"Il punto fondamentale – tiene a precisare Simone Fabbri - è che in ogni progetto di Libera Terra, l’obiettivo non si limita al riutilizzo di beni confiscati alla criminalità organizzata per offrire posti di lavoro legali e puliti ai giovani del territorio ridando dignità al lavoro, non più un favore ma un diritto. Oltre a questo c’è l’intento di divenire punto di riferimento per tutto il territorio circostante. Ovvero si cerca di coinvolgere le aziende vicine, anche quelle che non appartengono a Libera, per creare un indotto pulito, per costruire insieme una cultura della dignità del lavoro e della legalità, in paesi dove albergano lo sfruttamento e l’illegalità. E quindi, per fare qualche esempio, si comprano alcune materie prime dal contadino confinante con le terre di Libera, o si valorizza un punto di ristorazione nelle vicinanze, si noleggiano i pullman per i turisti che visitano le nostre Cooperative dall’autorimessa del paese a fianco, si fa arare il campo dall’agricoltore che possiede gli strumenti adatti. E via di questo passo".

L’agriturismo Terre di Corleone della Cooperativa Pio La Torre

"Possiamo dire pertanto – aggiunge Fabbri – che la nascita del Consorzio è insieme un punto di arrivo, perché anche nella storia del movimento cooperativo le varie imprese si vanno a consorziare per creare nuovi equilibri, per crescere e raggiungere una consistenza tale, da far sì che diventi importante associarsi. Ed è anche un punto di partenza, che sta nel non rimanere un esempio di eccellenza isolato, ma coinvolgere quei piccoli e medi imprenditori locali che lavorando con il Consorzio possono avere uno sbocco di mercato pulito, sano, che non avrebbero altrimenti su una terra martoriata dalla criminalità. Nessuno da quelle parti ha mai scelto la strada del biologico: Libera Terra garantisce a nuovi eventuali coltivatori interessati forme di pagamento legale, in regola, stimolandoli così ad una nuova economia, ad un’emancipazione del produttore stesso, un’alternativa all’economia mafiosa, illegale e di sfruttamento. Questo vuol fare il Consorzio".

Il modello è quindi sempre lo stesso: confiscare i terreni alle mafie, darle alla collettività per lavorarle e per estendere a macchia d’olio, passo dopo passo, la cultura della legalità.

la Cooperativa Calcestruzzi Ericina Libera, a Trapani

"Sì – insiste Simone Fabbri – perché la percezione di chi vive in territori a densa presenza mafiosa, dove è alto il controllo sociale di quest’ultima, è quella di pensare che tutto sia regolato da raccomandazioni, favori, sfruttamento illegale". "Ho sempre in mente un ragazzo – racconta – che non conoscendo Libera Terra, non sapendo quasi il significato della parola cooperazione, si è trovato fra le mani un modulo di domanda per lavorare da socio in una delle Cooperative. La prima tentazione è stata quella di cestinarlo, per sfiducia, per incredulità sull’efficacia di un sistema semplice e trasparente di ricerca del lavoro, ma tuttavia l’ha compilato. È stato chiamato per un colloquio, è risultato idoneo ed è stato assunto. Ed è ancora incredulo, ma oggi la lotta contro la mafia, attraverso il lavoro di impresa, è anche una cosa sua".

Se il mondo del lavoro è il principale fruitore della cultura della legalità, non è meno importante quello della cultura in senso stretto. Le Cooperative di Libera Terra e il Consorzio Mediterraneo sta lavorando molto con gli insegnanti, altre associazioni e cooperative per far conoscere le esperienze di Libera Terra ai ragazzi in età scolare. Pertanto, grazie all’apertura del settore turismo, si stanno promuovendo tour organizzati sui terreni confiscati, per vedere le Cooperative, per osservare come si lavora, per far parlare i ragazzi con i giovani cooperatori. Per scoprire fin da giovanissimi che è possibile, tutti insieme, allontanare la violenza e l’arroganza, e coloro che ne fanno uso.

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