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Storie al femminile Un regalo di libertà

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di Francesca Parisini

Un passato di impegno sociale, una carriera politica ai vertici dell’amministrazione capitolina e poi la voglia di concedersi una boccata d’ossigeno lunga un anno, in India. La storia di Mariella Gramaglia incoraggia a credere che è ancora possibile vivere seguendo un ideale di servizio e responsabilità, senza rinunciare anche alla propria realizzazione personale.

Davanti a chi, superati da tempo gli anni degli entusiasmi giovanili, approdato saldamente a quella che in termini comuni si potrebbe definire una 'carriera arrivata', una mattina si alza e dice "mollo tutto e vado in India", probabilmente molti di noi penserebbero a una fuga. Mariella Gramaglia, femminista che ha diretto la storica rivista "Noi Donne", parlamentare che ha assistito dal Transatlantico ad avvenimenti storici come la caduta del Muro di Berlino, lo ha fatto nel 2007, lasciando dopo tredici anni l'impegno amministrativo, prima con il sindaco Rutelli come dirigente, poi con Veltroni primo cittadino della Capitale per il quale ha vestito i panni di assessore alla Comunicazione. "No, non sono scappata - avverte però - ho solo indossato la camicia a rovescio. Come volevo".

“Le parole della politica italiana non risuonano di verità, non esprimono impegno, e le testimonianze, di cui il nostro paese avrebbe bisogno, mancano”

In India Mariella Gramaglia, nata a Ivrea dove si è laureata in filosofia nel 1972 prima di scoprire Roma e lì il movimento femminista, ha vissuto per un anno e ha raccontato quella sua esperienza in un blog. www.orditoetrama.wordpress.com, in seguito diventato un libro appassionante dal titolo Indiana, Donzelli Editore. "Non sto scappando né dall’impegno, né dalla politica - raccontava Mariella Gramaglia alla vigilia della partenza per quello che al momento è uno dei paesi più affascinanti e in veloce mutamento. "Non ho una personalità particolarmente eroica o spericolata. Mi sto facendo un bellissimo regalo di libertà".

Mariella Gramaglia seduta per terra mentre intervista Ela Bhatt, fondatrice di Sewa.
foto

Il regalo a cui fa cenno l'autrice è stato in realtà il mettersi per un anno intero al servizio della Cgil e della sua organizzazione non governativa Progetto Sviluppo. Per le due organizzazioni la Gramaglia si è trasferita ad Ahmedabad, nella regione indiana del Gujarat, a collaborare con Sewa, un importante sindacato autonomo di donne che in quella zona raccoglie 700mila iscritte, più altre 300mila nel resto dell'India. In un paese come questo in cui l'analfabetismo femminile è ancora attorno alla soglia del 50%, l'obiettivo del progetto a cui ha partecipato Mariella Gramaglia era ambizioso: insegnare a leggere e a scrivere a più di 2000 donne assolutamente analfabete, formare circa 5000 donne come leader sindacali di base consapevoli sui temi dei diritti dei lavoratori e della sicurezza, istruire altre 400 ragazze all'uso degli strumenti della multimedialità come il video, la fotografia, Internet o anche solo la radio.

Ma Indiana non è solo il resoconto di questo progetto. È il diario di una donna che al sorgere dei primi capelli bianchi in testa ha capito che nell'impegno in politica, suo grande amore, o nell'amministrazione di una grande città come Roma "lentamente le parole hanno cominciato a morirmi in gola - scrive nell'introduzione al libro - e le energie nelle mani". Quel bisogno di ossigeno e di libertà su cui si è spesa da sempre molta letteratura per Mariella Gramaglia era il "bisogno di cercare nuovi bandoli per capire il mondo". "Troppo spesso - scrive ancora l'autrice - le parole della politica italiana non risuonano di nessuna verità, non rappresentano nessun impegno, e le testimonianze, di cui il nostro paese avrebbe un disperato bisogno, mancano".

“Sono alla ricerca di occhiali per guardare meglio il mio paese domani, con gli occhi resi più precisi dalla lontananza”

Questo diario indiano lungo un anno, allora, racconta piccole storie di 'casalinghitudine', le definisce l'autrice. Come i calcoli cabalistici a cui una donna di casa indiana deve affidarsi per sperare di farsi trovare in casa quando l'uomo che porta l'acqua potabile deciderà, secondo una cadenza affidata al destino più imponderabile appunto, di passare di lì; ancora oggi in una casa della media borghesia l'acqua spesso arriva soltanto dalla 7 alle 9 del mattino e non è buona né da bere né per cucinare. Oppure il libro affronta alcuni dei grandi temi di questa che al momento è la "democrazia più complicata del mondo" - così recita il sottotitolo del volume. Come quello dello tsunami e dei suoi danni a tre anni di distanza dall'accaduto, quello del controllo delle nascite sulle figlie annunciate in una società che preferisce gli eredi maschi, o del lavoro minorile; sarebbero 30 milioni i minori sotto i 14 anni che lavorano e che, secondo le cifre dell'Unicef, contribuiscono al 23% del Pil nazionale. È un libro di incontri con tante persone diverse quello che ha scritto Mariella Gramaglia che nel volume appare (in una delle fotografie che Laura Salvinelli le ha prestato) seduta per terra mentre intervista Ela Bhatt, fondatrice di Sewa. "Ma io coltivo anche il mio giardino", ci racconta l'autrice a proposito di questo anno sabbatico. "Lascio che le indiane e gli indiani mi cambino e mi facciano apprendere. Da quando la vista mi si è un po' appannata sono soprattutto alla ricerca di buoni occhiali. Per guardare meglio il mio paese domani. Magari con gli occhi resi più precisi dalla lontananza con cui di solito guardiamo solo i paesi degli altri".

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