di Giancarlo Strocchia
Hussen che è fuggito dalla guerra

Hussen Daud ha lasciato nel 1998 il suo paese, la Somalia, martoriata da una terribile guerra civile e oggi a Cuneo coordina il servizio di cleaning nello stabilimento Michelin.
Ricongiungimento familiare. Un’espressione cara a molti italiani in anni di emigrazione, e anche successivamente. Significava ricostituire l’unità del nucleo familiare, ritrovare affetti e abbandonare una condizione di solitudine legata ad un trasferimento imposto quasi sempre dalla necessità pressante di trovare un’occupazione. Se per noi si tratta del ricordo di un passato piuttosto remoto, questa prassi rimane ancora attuale per i nuovi immigrati che raggiungono l’Italia da paesi stranieri, prevalentemente africani. “È stata mia moglie a lasciare la Somalia e arrivare in Italia per prima, nel 1994” ricorda Hussen Daud, in Manutencoop, e poi in Rekeep, dal 2015 quando l’azienda è subentrata nell’appalto di pulizie presso lo stabilimento della Michelin di Cuneo. Hussen lavorava nello stesso sito dal 1998, ovvero da quando, grazie appunto al ricongiungimento con la sua famiglia, aveva definitivamente lasciato Mogadiscio, dove viveva. “Non potevo partire prima, dovevo attendere che il resto della mia famiglia d’origine fosse al sicuro”.
Oggi solo una sorella e un fratello di Hussen sono rimasti in Somalia, dove, dopo anni di terribile guerra civile, la situazione sembra volgere ad un’apparente normalizzazione “nonostante il valore della vita umana rimanga pari quasi a zero - sottolinea tristemente Hussen - e dove possono ucciderti e derubarti senza alcuno scrupolo, anche a causa della fragilità del sistema giudiziario e di un’amministrazione governativa carente”.
Hussen, quale era la situazione nel tuo Paese
prima della tua partenza per l’Italia?
Molto difficile. Nove anni di guerra civile, scoppiata
nel 1990, aveva ridotto la Somalia allo
stremo, un paese dove era quasi impossibile
sopravvivere. Prima di lasciare la capitale Mogadiscio
mi sono assicurato che le condizioni dei
componenti della mia famiglia fossero più stabili.
Per questo ho atteso 4 anni prima di ricongiungermi
a mia moglie in Italia. Sono arrivato
a Cuneo nel giugno del 1998, a trent’anni, e la
fortuna ha voluto che iniziassi a lavorare nello
stabilimento Michelin di Cuneo nell’agosto
successivo.
Certo, tante sono le differenze, la prima riguarda
il clima, ma ci si abitua a tutto.
Di cosa ti occupi oggi nello stabilimento?
Seguo in particolare le operazioni di pulizia e
igienizzazione operando con una squadra di
oltre 40 persone. Il passaggio dalla mia ditta
d’origine a Manutencoop, e poi Rekeep, non
mi ha minimamente preoccupato. Mi sono subito
trovato molto bene, svolgo praticamente
la stessa mansione di prima ma con un’organizzazione
del lavoro molto efficiente. Efficienza e
cura aziendale che sono emerse particolarmente
in questo periodo di emergenza sanitaria.
Siamo stati dotati di tutti i sistemi di sicurezza e
per questo abbiamo proseguito il nostro lavoro
con serenità. Un bilancio molto positivo.
Un passato che ti ha visto correre e palleggiare
su un manto erboso, giusto?
Giustissimo. Ho giocato a calcio in una squadra
che si chiamava LLBB, in Somalia, indossando
una maglia rosso-nera, come quella del Milan,
la mia squadra del cuore, una passione nata
ancor prima di venire in Italia. Con la Under-17
della Somalia ho persino disputato una partita
amichevole contro l’Italia, quando nella vostra
Nazionale militavano nomi del calibro di Maldini
e Baggio. Poi la guerra civile ha spazzato via
tutto, ed eccomi qua. In compenso il mio primo
figlio, Ayud Daud, che oggi ha 31 anni, ha dediciso di seguire le mie orme, partendo dai pulcini
del Cuneo e arrivando a giocare nella giovanile
della Juventus. Attualmente un problema ad un
ginocchio lo costringe ad un periodo di fermo,
ma ritroverà la sua forma fisica e tornerà sui
campi di gioco.
Ayub non è l’unico figlio però
In effetti no, ne abbiamo 8, il più piccolo ha
11 anni, e dal 2012 sono tutti a Londra con
mia moglie. Io sono rimasto qui con mia madre
arrivata dall’Arabia Saudita qualche anno fa.
Una decisione non semplice, ma non avrebbe
avuto senso buttare all’aria tanti anni di lavoro
qui, e poi a Londra sarebbe difficile ricollocarmi
professionalmente. Fino a prima dell’emergenza
Covid andavo ogni volta che potevo, adesso
non è più possibile. Ma arriveranno tempi migliori.
Come stai vivendo questo periodo così
complicato?
Con grandi difficoltà, soprattutto di ordine
emotivo. Il ricordo dei mezzi militari che trasportano
le bare dei morti di Bergamo mi ha
scosso moltissimo e ancora oggi, al solo pensiero,
mi commuovo. Io ho vissuto sulla mia pelle
la guerra fatta con le armi, ma questo dramma
è diverso, più complesso.
Per fortuna iniziamo a vedere la luce in fondo al
tunnel, con il vaccino ne usciremo.
Quest’anno a causa dell’emergenza sanitaria,
la tradizionale Assemblea dei Soci di Manutencoop
si è svolta in forma digitale. Hai mai avuto occasione
di partecipare a questo appuntamento?
Si, ed è stato molto entusiasmante. È un bel
momento di incontro con tutti i colleghi e di
dialogo con l’azienda.
Non so se in tutte le realtà cooperative avviene
così, ma da noi è veramente un’occasione
importante.
E con la cucina italiana come ti sei trovato?
Molto bene. Sai, grazie alla presenza in Italia di
mia madre prepariamo spesso piatti della tradizione
somala, ma sicuramente non rinuncio
a molti cibi italiani, soprattutto la pizza, di cui
sono appassionato.
Cosa ti auguri per il futuro?
Beh, prima di tutto di uscire da questa emergenza,
rivedere presto la mia famiglia e, soprattutto,
una prospettiva di serenità e di lavoro per
i miei figli.
Il trasferimento a Londra è stato dettato anche
dall’opportunità per loro di studiare e imparare
bene la lingua, e spero che questo sacrificio valga
a loro un orizzonte di vita migliore.
Continua la lettura
Giugno 2021
Attualità
Un Gruppo sempre più internazionale
Attualità

di Chiara Filippi
Il 2020 e i primi mesi del 2021 si sono rivelati soddisfacenti in termini economici per rekeep. Prosegue la crescita all’estero che rimane il principale obiettivo anche in futuro.
Social
Crescono in Rete i “fan” di Rekeep
Social

a cura della Redazione
Sembrava una sfida complessa ma si è trasformata in una bella scommessa vinta. Parliamo dell’apertura e dello sviluppo dei canali social di Rekeep e della diffusione di storie e post che raccontano le attività aziendali e l’impegno di ogni singolo operatore, anche e soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria.
Sostenibilità
Un Bilancio “straordinario”
Sostenibilità

di Giancarlo Strocchia e Sara Ghedini
L’insorgenza della pandemia ha inciso inevitabilmente su tutti i processi aziendali, anche quelli che investono la sostenibilità. Il nuovo Bilancio di sostenibilità 2020 del Gruppo Rekeep ne rende conto ma, allo stesso tempo, descrive i grandi passi avanti compiuti in base agli obiettivi.