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Attualità

di Chiara Filippi

Inchiesta Expo, a che punto siamo?

Inchiesta Expo, a che punto siamo?

“Ma a che punto è l’inchiesta Expo?”. “E Manutencoop cosa c’entra?”. “E ora cosa succederà?”. Questi e molti altri sono stati gli interrogativi posti da tanti dipendenti e clienti che in questi mesi hanno appreso da web, tv e giornali le ricostruzioni, in molti casi pesantemente diffamatorie, delle fasi di una inchiesta condotta dalla Procura di Milano che ha tenuto banco a lungo nell’arena mediatica italiana. Vista la grande profusione di commenti ed anche la sincera preoccupazione manifestata da molti crediamo sia opportuno ricostruire in modo chiaro quanto è successo, precisandone alcuni aspetti fondamentali spesso non evidenziati a sufficienza (quando non strumentalmente omessi). Un riassunto delle puntate precedenti, insomma. Per affrontare anche questa vicenda con la trasparenza che sempre ci ha caratterizzato.

Di cosa stiamo parlando.

L’inchiesta cosiddetta “Expo” viene “svelata” l’8 maggio scorso quando la Procura di Milano dispone l’arresto di sette persone, accusate di corruzione e reati connessi nell’ambito di diverse attività legate a Expo 2015 – l’Esposizione universale che si tiene ogni cinque anni in una diversa città del mondo – e alla realizzazione di altre infrastrutture in Lombardia. Anche presso alcune sedi di Manutencoop vengono effettuate perquisizioni ed il Presidente di Manutencoop Facility Management Claudio Levorato risulta tra gli indagati. La Procura ritiene che Levorato fosse in contatto con una presunta «cupola» che avrebbe pilotato le gara di appalto per le infrastrutture dell’Expo ed, in particolare, la gara (alla quale aveva partecipato anche Manutencoop) per la “Città della Salute” prevista a Sesto San Giovanni per ospitare insieme Istituto Nazionale dei Tumori e Fondazione Besta.

“Indagato” non vuol dire “colpevole”.

“Indagato” vuol dire, vale la pena precisarlo, che la Procura sta svolgendo indagini per acquisire prove in merito ai reati ipotizzati. Solo al termine della fase investigativa il Pubblico Ministero, se riterrà di avere acquisito prove sufficienti a carico dell’indagato, potrà decidere (o meno) di esercitare l’azione penale chiedendo il rinvio a giudizio. A quel punto un giudice, il Giudice per l’Udienza Preliminare, dovrà valutare nel merito l’accusa formulata dal Pm e decidere se effettivamente esistono gli estremi per avviare un dibattimento (il processo vero e proprio) oppure se prosciogliere l’imputato. Se il GUP deciderà di proseguire l’azione penale prenderà il via il dibattimento. Solo alla fine di quest’ultimo verrà emessa la sentenza di primo grado (di assoluzione, di condanna o di non luogo a procedere).

Cosa dice Manutencoop.

Manutencoop e Levorato fin da subito hanno sottolineato con un comunicato diffuso alla stampa la propria estraneità alle ipotesi di reato della Procura milanese ribadendo di avere sempre operato con la massima trasparenza. Non solo ma Manutencoop, in più occasioni, ha sempre ribadito di essere certa che l’assoluta correttezza del proprio operato sarebbe stata accertata nelle sedi competenti, ovvero in Tribunale con i tempi ed i modi previsti dalla Legge. Ciononostante, come spesso succede, per diverse settimane si è svolto un acceso “dibattito” sulla stampa, sul web ed in tv: Manutencoop (lo precisiamo per quanti si sono chiesti in questi mesi “Ma come, dicono queste cose della mia cooperativa e noi non diciamo niente?”), ha scelto consapevolmente di limitarsi a ribadire la propria estraneità senza entrare nel merito di quanto contestato sottraendosi così a sommari “processi mediatici” dove la voce di chi accusa è sempre più “potente” di quella di chi si deve difendere. I processi, se dovranno esserci, si svolgeranno nei luoghi ad essi deputati dove accusa e difesa possono confrontarsi alla pari, sulla base di regole condivise.

Nessun arresto: Tribunale del Riesame, Cassazione e rinuncia dei Pm.

Per diversi mesi si sono susseguiti titoli sui giornali che facevano riferimento ad un possibile “arresto del Presidente di Manutencoop” creando non poco allarme dentro e fuori l’azienda. Vale la pena chiarire anche questa vicenda. Innanzitutto: Levorato non è mai stato arrestato. Non solo, ma recentemente (a distanza di quasi un anno dalla notizia dell’inchiesta) la Procura ha rinunciato alla richiesta di arresto. Facciamo un passo indietro per ricostruire una sequenza di eventi abbastanza complicata per i non addetti ai lavori. All’indomani delle perquisizioni dell’8 maggio Manutencoop apprende, direttamente dai giornali, che i Pm di Milano, avevano richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), la misura cautelare degli arresti domiciliari per il presidente Levorato. Tali arresti erano però stati negati dal GIP: il Giudice aveva cioè ritenuto che non esistesse possibilità di reiterazione del reato, pericolo di fuga o pericolo di inquinamento delle prove ovvero che non fosse necessario alcun tipo di misura cautelare. Contro questa decisione i Pm si sono, successivamente, appellati (come consentito dalla Legge) al Tribunale del Riesame. Il Riesame si è espresso il 31 luglio 2014 con parere contrario rispetto al GIP: ha ritenuto, cioè, che esistessero, per Levorato ed altre 9 persone, gli estremi per misure cautelari. La legge prevede, in questi casi che gli indagati possano fare ulteriore ricorso contro il provvedimento del Riesame alla Corte di Cassazione: solo se la Suprema Corte conferma la decisione del Riesame le misure possono diventare esecutive. Il ricorso presentato in Cassazione dai legali di Manutencoop è stato discusso il 2 dicembre e la Suprema Corte si è espressa “ribaltando” la decisione del Riesame: non solo, secondo la Cassazione, “non sono stati adeguatamente valutati, in particolare, i rilievi critici articolati dalla difesa nella memoria portata all’attenzione del Tribunale” ma nell’ordinanza del Riesame “non risultano congruamente sviluppati i profili inerenti le concrete modalità di partecipazione” di Levorato alla commissione del reato contestatogli. Sulla base di queste (ed ulteriori) valutazioni la Cassazione ha annullato il provvedimento del Riesame rinviando la decisione ad altra sezione. Il 10 marzo scorso la Procura, che avrebbe potuto ulteriormente appellarsi, ha rinunciato all’impugnazione.

Ed ora?

Ora, per quanto ci è dato sapere, le indagini dei Pm milanesi procedono. Manutencoop e il Presidente Levorato che, nel corso degli accertamenti di indagine condotti hanno sempre fornito alle Forze dell’Ordine la più completa collaborazione, hanno fiducia nella Magistratura e sono certi che l’assoluta correttezza del proprio operato verrà riscontrata. Nel frattempo l’impegno è, con serenità, quello di sempre: garantire, in assoluta trasparenza e con la professionalità che hanno sempre distinto Manutencoop, servizi di qualità ai clienti e un lavoro sicuro e dignitoso agli oltre 18.000 dipendenti.

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