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traduzione: eng | عربي

di Chiara Filippi

L’efficienza che conviene

“Reinventiamo gli immobili” è stato il titolo ma anche il filo conduttore di un convegno promosso da MFM e Legacoop a Roma nel corso del quale una ricerca di Nomisma ha dimostrato come, attraverso un programma di riqualificazione energetica dell’imponente patrimonio immobiliare pubblico, oltre al conseguimento di un evidente risparmio e alle ricadute positive per l’ambiente si imprimerebbe una spinta consistente alla crescita economica del paese.

Un impatto positivo sull’economia italiana pari a una crescita massima del Pil (il Prodotto Interno Lordo) annuo dell’1,4% e alla creazione fino a 400.000 nuovi posti di lavoro in quattro anni. Questi, in sintesi, i principali risultati, a livello macroeconomico, che potrebbero essere ottenuti realizzando interventi di efficientamento energetico sui circa 85 milioni di mq di edifici pubblici (scuole e uffici) del nostro Paese.

SE FOSSE
UN LIBRO...

“La misura sbagliata delle nostre vite. Perché il PIL non basta più per valutare benessere e progresso sociale” (2010)

scritto da Jean-Paul Fitoussi, Joseph E. Stiglitz e Amartya K. Sen

È quanto emerso dal Convegno, svoltosi a Roma lo scorso 28 novembre, dal titolo “Reinventiamo gli immobili”, organizzato da Manutencoop Facility Management e da Legacoop, con la collaborazione scientifica di Nomisma ed ENEA.

L’iniziativa, alla quale hanno preso parte oltre 120 invitati, si è tenuta a Palazzo Giustiniani, sede del Senato della Repubblica, e ha visto la partecipazione come relatori di Jean Paul Fitoussi, professore emerito di economia all’Institut d’Etudes Politiques di Parigi e alla Università Luiss, Tullio Fanelli, sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, Sergio De Nardis, chief economist di Nomisma, Rino Romani, responsabile Unità tecnica efficienza energetica di Enea, oltre che di Maurizio Bottaini, Direttore servizi specialistici di Manutencoop Facility Management, Tommaso Dal Bosco di Anci e Giuliano Poletti, presidente di Legacoop.

Jean Paul Fitoussi

Obiettivo del Convegno è stato quello di presentare i risultati di uno studio realizzato da Nomisma, uno dei principali istituti privati di ricerca economica a livello nazionale ed europeo, e finalizzato a valutare il possibile impatto economico di un’azione di efficientamento energetico su larga scala degli edifici pubblici italiani (attraverso interventi di sostituzione della caldaia, coibentanzione dell’immobile, inserimento di lampade a basso consumo, etc.) sia a livello macro, considerando quindi gli effetti sulle principali variabili macroeconomiche, tra cui l’occupazione e il Pil, sia a livello micro, in termini di riduzione dei costi e del fabbisogno energetico e, conseguentemente, delle emissioni in atmosfera.

Sulla base delle analisi realizzate da Nomisma, i circa 17 miliardi di euro d’investimenti effettivi necessari per la riqualificazione degli oltre 85 milioni di mq di edifici pubblici italiani sarebbero da soli in grado di generare un risparmio annuo pari a circa 750 milioni di euro in termini di minori costi energetici (quasi il 50% in meno rispetto alla spesa attuale) e un impatto diretto positivo sull’economia italiana pari ad una crescita del Pil annuo dell’1,4% (se gli investimenti venissero fatti in un solo anno) e fino al 2,8% del Pil nell’arco di dieci anni.

“I circa 17 miliardi di euro d’investimenti necessari per la riqualificazione degli oltre 85 milioni di mq di edifici pubblici italiani sarebbero in grado di generare un risparmio annuo pari a circa 750 milioni
di euro.”

Il tutto con il ricorso principalmente a manodopera interna e senza alimentare in modo squilibrato, come accaduto per il fotovoltaico, importazioni dall’estero: ciò si tradurrebbe quindi in un incremento potenziale dell’occupazione stimabile tra i 200.000 ed i 400.000 nuovi posti di lavoro.

Dal punto di vista ambientale, tale crescita sarebbe “accompagnata” da un risparmio potenziale annuo pari a 0,77 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio a partire dall’anno successivo all’attuazione dell’intervento e da un risparmio cumulato, in dieci anni, pari a 7,67 Mtep. Forti, inoltre, i benefici anche in termini di emissioni di gas serra, con una riduzione pari a circa 1,66 milioni di tonnellate di CO2 l’anno: un risultato equivalente allo spegnimento per un intero anno di 2 milioni e 800.000 caldaie da appartamento ovvero all’annullamento, sempre per un anno, delle emissioni di CO2 per riscaldamento dell’intera città di Roma.

Non solo. L’intero intervento di riqualificazione del patrimonio immobiliare dello Stato sarebbe potenzialmente finanziabile per intero da partner privati. Lo studio ha, infatti, affiancato alla valutazione di impatto anche una valutazione di sostenibilità finanziaria. Gli interventi di efficientamento energetico sugli immobili pubblici potrebbero da soli produrre un risparmio in grado di costituire il capitale necessario al loro stesso finanziamento.

Attraverso la definizione di un canone annuo, infatti, il soggetto pubblico può affidare per un periodo determinato la gestione del proprio edificio ad un operatore terzo, che sulla base di uno studio sull’immobile e sulle possibili aree di intervento, realizza tutti gli investimenti necessari, rientrando dei costi necessari alla riqualificazione grazie ai minori consumi che gli interventi progettati e realizzati assicurano.

“I circa 17 miliardi di euro d’investimenti necessari per la riqualificazione degli oltre 85 milioni di mq di edifici pubblici italiani sarebbero in grado di generare un risparmio annuo pari a circa 750 milioni
di euro.”

Ovviamente gli investimenti iniziali sono consistenti e i tempi di rientro per i partner privati molto lunghi (fino a 30-40 anni): per rendere quindi finanziariamente sostenibile l’operazione per i privati – conclude l’analisi di Nomisma – è necessario affiancare ai flussi di cassa liberati dai risparmi energetici una componente di incentivi fiscali da parte dello Stato.

L’incremento del Pil ipotizzato porterebbe nelle casse dello Stato un aumento del gettito fiscale stimato in poco più di 3 miliardi all’anno nell’orizzonte decennale considerato, se lo Stato rinunciasse a questo potenziale beneficio fiscale – è la richiesta fatta sostanzialmente da Manutencoop e Legacoop al Governo - “restituendo” all’economia le maggiori entrate derivanti dall’investimento in risparmio energetico, questo potrebbe costituire un’ulteriore forma di stimolo per l’apparato produttivo del nostro Paese nella difficile fase economica che sta attraversando. L’introduzione di incentivi o agevolazioni di carattere fiscale creerebbe, quindi, la convenienza necessaria affinché anche il settore privato possa essere stimolato ad efficientare.

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