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di Giancarlo Strocchia

Vita da Contrada

Valentina Francini ne va giustamente orgogliosa. In toscana parlare di “vita di contrada” significa evocare sentimenti di appartenenza, fierezza e anche grande tradizione popolare. Lei nel palio di Fucecchio (Firenze) ha fatto “carriera”, da tamburina a vicepresidente di contrada. E poi c’è ancora chi dice che le donne in queste manifestazioni devono farsi da parte, un luogo comune tutto da sfatare.

Spirito toscanaccio. É quella verve un po’ irriverente e boccaccesca che identifichiamo con gli arguti “peana” di Benigni, ma che da sempre caratterizza un popolo che fa delle proprie nobili ascendenze, anche linguistiche, un vanto. Uno spirito sanguigno che si manifesta in tutto il suo “clamore” nella tradizione del Palio, che si rievoca in molti comuni della regione. Come a Fucecchio, in provincia di Firenze, per il quale da molti anni “lavora” anche Valentina Francini, responsabile di segreteria Area Centro all’interno della Direzione Operation di Manutencoop.

Una grande tradizione italiana e toscana quella dei palii delle contrade e delle rievocazioni storiche. Come si caratterizza in particolare quello di Fucecchio e in che periodo si svolge?

La manifestazione vive della vita sociale delle Contrade 365 giorni l’anno e culmina a metà maggio quando si svolgono tutte le Cerimonie legate al Palio delle Contrade.

“Ho fatto la vera ‘gavetta contradaiola’, prima come tamburina passando per responsabile di corteo fino a vicepresidente di contrada”

La Festa ricalca le orme del Palio di Siena, con una corsa di cavalli mezzosangue selezionati e assegnati per sorteggio alle 12 Contrade, le tradizionali Cene propiziatorie nei rioni, il corteggio storico della Domenica mattina e la “Disputa della Carriera” per la conquista del cosiddetto Palio o Cencio (che ricorda il drappo che in epoca medioevale si dava in premio al vincitore di una gara), che si svolge nel pomeriggio della penultima domenica di maggio.

Tradizioni e rievocazioni che riescono a tenere vivo un paese e a tramandare principi di vita sociale, di associazionismo che spesso nella vita frenetica di oggi tendono a disperdersi. Le Contrade fungono non solo da luogo di ritrovo, ma sono interpretate come seconde famiglie allargate, all’interno delle quali la classe sociale di provenienza non ha più importanza, ma si diventa tutti allo stesso modo “contradaioli”.

Da quanto tempo è impegnata in questa attività e qual è il suo ruolo all’interno dell’organizzazione?

In concreto fin da piccola. All’età di 11 anni ho preso parte al mio primo Corteo Storico e da lì ho cominciato la mia “gavetta contradaiola”, dapprima come “tamburina”, poi come responsabile del corteo e infine come vicepresidente di contrada. Oggi per motivi di tempo e distanza sono consigliera semplice, ma dedico ancora gran parte del mio tempo libero all’organizzazione di eventi sia per adulti che per bambini, mi impegno per la realizzazione di costumi d’epoca che facciamo quasi interamente con lavori di sartoria interna, coordino la redazione del periodico di informazione che esce una volta l’anno in occasione appunto del Palio di Maggio e, cosa più importante, cerco di coltivare e tramandare lo spirito di aggregazione e di attaccamento per la contrada.

Corre voce, almeno in riferimento al più famoso Palio di Siena, che queste manifestazioni soffrano un po’ di misoginia, ovvero poco spazio alle donne. Cosa c’è di vero?

É un mito tutto da sfatare. Le donne sono state e sempre lo saranno parte attiva nelle contrade, preziose consigliere, forti ispiratrici e instancabili lavoratrici.

“La festa ricalca le orme del Palio di Siena, con una corsa di cavalli mezzosangue assegnati per sorteggio alle 12 contrade”

Non è una rarità vedere donne nelle più alte cariche di contrada, e la vicenda, del tutto privata della contrada dell’Oca di Siena, forse ha tratto in inganno molte persone. La mia contrada da sempre ha nei suoi organi decisionali e nei ruoli chiave una rappresentanza del sesso femminile cospicua e la macchina organizzativa si muove e si basa spesso proprio sul lavoro di queste figure. Nessuna preclusione quindi per il cromosoma XX alla vita di queste manifestazioni, poi in maniera del tutto naturale si distinguono attività più dedicate agli uomini ed altre più attinenti al mondo delle donne, ma parlare di misoginia mi sembra eccessivo e poco realistico, non fotografa affatto la vera faccia del rapporto donna-contrada.

Si è contradaioli solo di nascita o anche “d’adozione”?

Si è contradaioli per scelta, spesso si segue la tradizione familiare, ma può capitare di scegliere la contrada ove si risiede e siamo nati, oppure, se non instradati da piccoli, sceglierla in base al gruppo di amici che frequentiamo quando siamo adolescenti. Una volta scelta rimane quella, almeno nell’ideologia più pura di “vero contradaiolo”, e l’amore e il rispetto per quella che diventa un simbolo dura tutta una vita e ti segue nei momenti più importanti, dalla nascita, al matrimonio, al più doloroso passaggio a miglior vita. I colori che hai scelto sono presenti in ogni tappa fondamentale.

Quanto è sentita la concorrenza tra contrada e contrada e quanto questo influisce nella quotidianità cittadina?

É maggiormente sentita laddove esiste una “rivalità dichiarata”. Ci sono contrade che per un fazzoletto di territorio conteso, o per antiche scaramucce, sono ufficialmente riconosciute “nemiche” e questo non fa altro che “esaltare” tutti gli aspetti di una sana competizione, rendendola ancora più accattivante.

VALENTINA FRANCINI

Nata a Fucecchio (Firenze) nel 1978, laureata in Economia e Commercio, entra a far parte di Manutencoop nel settembre del 2006 come addetta alla Segreteria di Produzione, e oggi ricopre il ruolo di Responsabile di Segreteria Area Centro all’interno della Direzione Operation.
Vive con il suo compagno a Siena ed è impegnata da anni nell’associazione di Contrada del Palio Città di Fucecchio. Totalmente pigra per fare sport, si ritiene una “più da Beauty Farm che da palestra”. Modesta cuoca, è considerata da molti un carattere forte e determinato, con i pro e i contro che ne derivano.

Come dicono i più anziani: “il Palio si vince in due modi, o arrivando primi al traguardo o non facendo vincere la nemica”.
Ecco, in questa frase si riassume il vero significato della concorrenza tra contrade. É uno spirito di rivalità che spesso si conclude con la fine della manifestazione, basti pensare che esistono coppie appartenenti a contrade nemiche che convivono sotto lo stesso tetto tutto l’anno, tranne ovviamente quella settimana fatale, in cui ci si limita, ironicamente parlando, al “buongiorno e buonasera”.

Le inimicizie di contrada non danneggiano in alcun modo il tessuto sociale della città, anzi forse lo fortificano laddove la rivalità è stimolo per creare eventi collaterali al Palio stesso, e funge quindi da “ravvivante” alla quotidianità..

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