di Giancarlo Strocchia
Aperti al mondo
La nuova frontiera è il mondo. Globalizzazione o meno, è insito nei sistemi imprenditoriali moderni pensare ad estendersi verso mercati che travalichino i confini nazionali per incrementare il più possibile le opportunità di nuovo business.
Rekeep non vuole e non può essere da meno, e ne è testimonianza anche la scelta di assumere una denominazione di facile comprensione per un pubblico straniero. Per sviluppare concretamente la strategia di internazionalizzazione, già comunque avviata attraverso l’apertura dei primi cantieri, è nata nel 2015 Manutencoop International, una struttura ad hoc che oggi ha assunto la denominazione di Rekeep World. Una dichiarazione d’intenti molto esplicita, quindi, che si muove lungo linee di competenza e modalità di erogazione dei servizi che rappresentano un unicum a livello internazionale. Ad approfondire con noi progetti e risultati è Danilo Bernardi, amministratore delegato della società.
Qual è il principio su cui si basa l’identità di Rekeep World? La costituzione di Rekeep World nasce da due considerazioni di carattere pratico. È emerso da tempo, e con forza, come il mercato nazionale manifesti diverse criticità. Molto impattante è il lungo periodo di contrazione subito dal settore pubblico in Italia, dove Rekeep è particolarmente presente. Possiamo dire che la nostra azienda ha raggiunto una posizione di leadership nel mercato nazionale, dove vige un quadro di regole tali che rende sempre più difficile, per noi, proseguire su un cammino di ulteriore crescita. Per questo andare ad approcciare i mercati internazionali è risultato uno sbocco naturale per il nostro Gruppo.
Qual è il know how detenuto da Rekeep che maggiormente trova riscontro sui mercati esteri?
Sicuramente la capacità di rispondere alle esigenze, più
o meno manifeste, del cliente che, in generale, è detentore
di immobili, ospedali, o patrimoni edilizi destinati
all’uso industriale.
Rekeep propone ai suoi interlocutori stranieri alcuni asset
su cui da sempre basa il successo della sua operatività:
la capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze
dei committenti attraverso un’attenta personalizzazione
della proposta professionale, oltre alla possibilità di integrare
una grossa varietà di servizi e prestazioni. Il ruolo
di system integrator e, allo stesso tempo, di esecutore è
molto apprezzato all’estero. La grande flessibilità unita
alla combinazione dei servizi offerti rappresenta a mio
avviso la carta vincente.
Come avete individuato i mercati esteri dove poter proporre l’offerta di Rekeep World?
All’inizio dell’esperienza della nostra società abbiamo
affidato a primarie società internazionali di consulenza
l’incarico di identificare gli scenari su cui confrontarci.
Abbiamo contestualmente puntato a sviluppare ulteriormente iniziative già avviate in precedenza da una controllata
del gruppo Servizi Ospedalieri in Turchia.
Secondo quali schemi la società procede nei diversi mercati?
Nei mercati già maturi o molto cresciuti, prevalentemente
collocati nell’Europa centrale, procediamo con
operazioni di acquisizione di società già presenti e che
possono conciliarsi con le nostre caratteristiche.
Per quanto riguarda invece i mercati dei servizi ancora
in fase di sviluppo, presenti prevalentemente nell’est
dell’Europa, in Turchia e nella Penisola Arabica, la metodologia
di accesso è diretta, attraverso la partnership
con partner locali con cui possediamo caratteristiche di
complementarietà. Mettiamo quindi insieme la componente
commerciale del partner e il nostro know how.
Come è organizzata la presenza di Rekeep World sui mercati esteri? Iniziamo di norma con una fase di start up delle strutture che costituiamo e che prevede un periodo di partenza che definirei di imprinting grazie all’apporto di managerialità italiana; poi, per le fasi di ongoing ricorriamo all’assunzione di manager locali che comunque mantengono sempre un filo diretto con la casa madre in Italia.
Come nasce l’esperienza in Turchia e quali caratteristiche ha?
In Turchia Rekeep (allora Manutencoop) è presente dal
2013 sulla base ad una joint venture nata ad Ankara
con una società che offre servizi di sterilizzazione della
strumentazione e delle telerie ospedaliere, lavaggio e
noleggio di biancheria per gli ospedali.
Da un anno a questa parte, inoltre, abbiamo identificato
un partner che svolge attività di Facility Management in
ambito sanitario e con cui abbiamo realizzato una società
che si chiama Rekeep United di cui noi deteniamo
la maggioranza. La società di Ankara è in fase di grande
ampliamento. L’appalto più importante è partito nel
2017 all’interno di un presidio sanitario da 1.500 posti
letto dove abbiamo realizzato e gestiamo la centrale di
sterilizzazione.
Quale evoluzione potrà avere, a suo avviso, questa esperienza e pensa si tratti di un modello esportabile in altri mercati? Per quanto riguarda la Turchia non nascondo che la nostra società aspiri a raggiungere consistenti obiettivi di crescita. Il paese intende dotarsi di una nuova e moderna rete ospedaliera. La Turchia rappresenta inoltre un punto di partenza privilegiato per approcciare i mercati limitrofi, più verso oriente, nella regione delle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, intorno al Mar Caspio, verso l’Iran e la penisola arabica.
Quali sono le maggiori differenze tra mercato italiano e turco? Dal punto di vista culturale le differenze sono molte. Dal punto di vista organizzativo potremmo dire che l’attuale modalità di esecuzione dei servizi potrebbe essere assimilata a quella che avevamo nel nostro paese tra gli anni 80 e 90. Noi proponiamo al paese un know how per far avanzare il paese verso una gestione dei servizi improntata a maggiore efficienza ed economia.
Quali sono i prossimi progetti di Rekeep World?
In questo momento siamo concentrati sui settori sanitario
e dei trasporti in un paio di paesi.
Posso affermare che il nostro approccio, che è abbastanza
tipico delle società italiane che si muovono sui mercati
esteri, ovvero rispettoso delle caratteristiche nazionali
e mai predatorio, trova molto ascendete nell’area turca,
nel bacino del Mediterraneo e in area mediorientale. In
sintesi possiamo dire che anche in questo caso è il made
in Italy che si afferma.
Febbraio 2019
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