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L'ALTRO SPORT

Vite da campione
Linus, una radio per far correre la gente

Rubrica Tarozzi

di Marco Tarozzi
biografia

Non un campione, questa volta. Uno che corre con passione, però. E con la stessa passione fa correre gli altri, perché ha dalla sua un mezzo potentissimo, per divulgare il verbo: la radio. Quando entra in studio, Pasquale di Molfetta indossa il suo ormai antico nome di battaglia, Linus, e gioca a trascinare la gente dalla sua parte. Da anni, anche parlando di corsa. E sono in tanti a dirgli che se adesso infilano le scarpe da running quasi ogni giorno e si sentono persi senza una sgambata, in fondo la colpa è sua. O il merito, probabilmente.

Lo ammetto, sono consapevole di avere in qualche modo fatto proseliti. E non mi sono limitato a raccontare, in passato anche un po’ da “fanatico”, la mia storia. Ho portato testimonianze, campioni o semplici innamorati dell’avventura e del movimento. Spesso, quando mi attacco il numero a una gara, trovo gente che mi dice “è a causa tua che sono qui”. In parte può essere vero, ma non mi sembra qualcosa di negativo”.

Comunque, i tempi della passione che travolgeva tutto e tutti sono passati. Quello di oggi, più di vent’anni dopo il primo incontro con la corsa, è un Linus più maturo. Sportivamente parlando, s’intende.

Esagerare con la passione non aiuta. A vent’anni puoi correre con una mentalità da professionista, ha un senso. Ma se ne hai cinquanta, l’esasperazione non paga. Bisognerebbe imparare a non angosciarsi, anche per non angosciare il prossimo. Lo dico con cognizione di causa: io per tre o quattro anni sono stato così, uno che rompeva le palle agli altri parlando di prestazioni e obiettivi da raggiungere. Oggi la vivo diversamente. Non sono più io a intavolare la discussione, ma se succede non mi tiro indietro, perché è ancora una materia che amo. Il motto è quello di sempre: “Run like a Deejay”. Mi piace che la gente pensi “se corre uno come lui, che nella sua vita è stato tutto fuorché un atleta, allora posso farcela anche io”. È esattamente così che sono andate le cose”.

Ricordiamolo, allora, come sono andate. E che atleta è, questo Linus che si è messo alle spalle più di venti maratone, tra le altre imprese.

Ho iniziato a corricchiare nel 1996, senza un’idea precisa di dove sarei andato a parare. Ci ho messo sei anni prima di attaccarmi un numero al petto. Quando l’ho fatto, nel marzo del 2002, scelsi la Stramilano e mi infilai in mezzo a un fiume di gente con l’animo di chi va a correre una ultramaratona. La sera prima mi studiavo il percorso e pensavo che non sarei mai arrivato al traguardo. Otto mesi dopo ero a New York, per correre la mia prima maratona, naturalmente affrontata come un’avventura a partire dalla stessa iscrizione, perché allora non conoscevo nessuno, nemmeno i tour operator specializzati. Correvo cento chilometri al mese, quel giorno di novembre ne bruciai quarantadue in un colpo solo. Con un freddo maledetto, imbottito di felpe. Una via crucis indimenticabile...”

Da cui però è partito tutto. Succede a molti di iniziare per scherzo o per curiosità, poi di non riuscire più a farne a meno.

Ed è successo anche a me. Ho sempre pensato di essere inadatto a questa distanza, ma di fatto l’ho corsa una ventina di volte, fermandomi lungo la strada solo in tre casi. A New York ho corso undici volte. All’inizio in 4:32, e mi sembrava di avere fatto un miracolo. Alla quinta esperienza sono sceso sotto le quattro ore. Per un paio d’anni ho viaggiato a quelle medie, poi nel 2004 ho come “cambiato ritmo” di colpo, migliorando due mesi dopo la Big Apple il mio personale, a Milano, scendendo a 3:36. Poi a Firenze sono arrivato a 3:27, e quello è rimasto il mio limite. Sarà per questo che alla fine è quella la 42 chilometri che amo di più. Nonostante New York...”

Era lontano mille miglia dal mondo della corsa Pasquale di Molfetta, universalmente più conosciuto come Linus, indiscussa personalità dell’etere nazionale e fondatore di “Deejay”, fino a quando, poco più di vent’anni fa, ha indossato le scarpette e mosso le prime falcate. Milano, New York, Firenze, ha corso tutte le più importanti maratone, anche se oggi il suo atteggiamento nei confronti delle competizioni è cambiato. Tanti i fan della radio che lo seguono nell’oramai famosa Deejay Ten, che fa correre l’Italia.

Da runner a organizzatore il passo è stato breve. Sempre spinto dalla passione e dal vento alle spalle che una grande emittente assicura a chi sa governarlo, Linus ha portato a correre migliaia di persone ad ogni edizione della sua “Deejay Ten”.

Vedere tanta gente coinvolta, che socializza, mi fa stare bene. Migliaia di anime e un solo atteggiamento, quello positivo di chi vuole passare qualche ora all’aria aperta, facendo movimento in compagnia. La prima edizione della Deejay Ten partiva e arrivava sotto casa mia, il percorso era sui dieci chilometri che solitamente percorrevo per allenarmi. Non pensavo ad una cosa “seria”. Sulla linea di partenza, quel giorno, c’era una prima fila composta di amici “noti”, corridori veri, poi una seconda formata da me e dai miei amici “tapascioni”, e dietro un gruppone composto da circa duemila ascoltatori e fans. Una cosa a metà tra il serio e il giocoso. Però ha funzionato, e lo spirito è rimasto sempre quello di chi va a un evento per divertirsi. Ho anche eliminato la sezione competitiva dalla manifestazione, perché oggi per me correre deve essere altro. Qualcosa che non ti tieni dentro ma che hai voglia di condividere. Quando vedo la gente andarsene dalla Deejay Ten col sorriso sulle labbra, capisco che le cose vanno proprio come le avevo immaginate”.

Niente male, per uno che proprio non si sentiva tagliato per lo sport. E che, diciamolo, all’inizio nemmeno capiva troppo questo mondo.

Quando non avevo idea di cosa ci avrei trovato dentro, guardavo sempre quelli che correvano senza troppa empatia. In fondo, per uno come me erano dei marziani. Sarà perché all’epoca non c’era la percezione del fenomeno di massa, e chi andava ad allenarsi lo faceva con obiettivi importanti. Comunque, per i miei gusti era gente troppo convinta, loro andavano per la loro strada e io per la mia. Oggi, a pensare a questi vent’anni e a quanto ho parlato di corsa, mi viene da sorridere. La vita è davvero imprevedibile: mi avessero detto che sarei diventato uno che trascina la gente a fare sport, che avrei scritto anche dei libri sull’argomento, mi sarei fatto una bella risata. Invece, è successo davvero, E se devo essere sincero fino in fondo, non mi dispiace affatto”.

CHI É LINUS

Pasquale Di Molfetta è nato a Foligno, da genitori originari di Canosa di Puglia, il 30 ottobre 1957. Ha debuttato come disc-jockey e speaker radiofonico sul finire degli anni Settanta, nel panorama delle emittenti milanesi, scegliendo subito il nome d’arte di Linus. Nel 1984 Claudio Cecchetto lo ha portato a Radio Deejay, dove attualmente riveste il ruolo di direttore artistico. Sull’emittente ha ideato e condotto programmi di grande successo, come “Deejay chiama Italia” e ““Cordialmente”“ insieme a Nicola Savino, e ““Deejay Training Center”“ insieme a Stefano Baldini, campione olimpico di maratona ad Atene nel 2004 e Direttore Tecnico Giovanile della Nazionale di atletica, e Davide Cassani, Ct azzurro del ciclismo. Runner appassionato da vent’anni, ha ideato e organizza dal 2005 la Deejay Ten.

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