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Sei in: webAmbiente / numero 2 - 2016 / Uguali

UGUALI

Tutti i sentieri dello spirito
La sfida dell’accoglienza

Nicolini

Di Don Giovanni Nicolini
biografia

Uguali

Fare spazio all’amicizia mi sembra oggi la grande scommessa proposta al nostro tempo, richiesta al mondo intero, e particolarmente attesa dal pezzo di globo in cui abitiamo noi, questa vecchia Europa e dunque anche l’Italia, il nostro meraviglioso paese! La nostra cara terra, un grande molo allungato sul Mare Mediterraneo, nei secoli potente punto di partenza per la scoperta di altri lontani mondi ad Oriente come a Occidente, fino agli estremi confini della terra. Imprese spesso anche bellicose e di conquista.

Oggi molo di attracco non solo per navi da crociera, ma anche, come ben sappiamo, per miseri barconi esposti alla morte, soprattutto dei più piccoli. Viaggi che nel passato ci hanno portato ad invadere e a colonizzare terre di altra cultura e tradizione. Viaggi che oggi portano verso di noi i nipoti degli antichi colonizzati, viaggi che possono assumere la fisionomia di una “invasione”. Personalmente avverto la realtà di una “Terza Guerra Mondiale”, oltre a quella che Papa Francesco vede combattuta in tante terre dei poveri. Vedo questa terza guerra mondiale verso di noi, dove il problema più grave è quello del “nemico”. Perché il “nemico” non è più il barbaro invasore del vecchio impero romano, né il colonizzatore degli ultimi secoli, ma ...i poveri! La loro determinazione e la loro forza stanno infine nella loro stessa povertà.

Un’immagine, spesso illusoria e traditrice, mostra loro i nostri paesi come un paradiso, e la tentazione-determinazione di arrivare qui è inarrestabile. Poi, molto spesso, è drammatica la delusione: la nostra vita è terribilmente difficile per chi viene da altre terre e culture. Ma il viaggio verso qui appare oggi inevitabile. Come faremo? Il rischio culturale che io preferisco correre è quello dell’amicizia e dell’accoglienza. Come povero prete peccatore non posso guardare a coloro che ogni giorno arrivano tra noi come a fratelli tutti figli dello stesso Padre, unica famiglia che raccoglie l’intero genere umano in un mondo, in una “creazione” che ancora Papa Francesco ci ammonisce di custodire bene e per tutti. E mi piace allora poter ricordare che la scommessa dell’amicizia porta con sé la reciprocità del bene che possiamo dare e ricevere. In Europa siamo pochi e vecchi. Molti di quelli che arrivano, o potrebbero arrivare, sono tanti e molto giovani. Su noi “nonni” si sono chinate molte donne, banalmente e volgarmente chiamate “badanti”: persone che molto spesso non solo hanno aiutato, ma hanno anche sostituito certe lontananze affettive, provocate dal tramonto di un costume che nella tradizione famigliare del passato faceva sì che nessuno rimanesse solo.

Anche oggi, in Italia, mentre in una città come Bologna solo un nonno su dieci vive nella casa di un suo figlio, in una città come Palermo sei nonni su dieci vivono con un figlio. Forse può far comodo anche la sua pensioncina, e forse perdura una tradizione affettiva più profonda. Oggi, in un territorio come il nostro, la maggiore povertà è la solitudine. Abbiamo bisogno di allargare i confini della nostra fraternità e famigliarità. Certo, abbiamo anche problemi delicati, e il più grave di tutti, ben noto ai lettori di questa rubrica, è il problema del lavoro. Ma sono convinto che il problema del lavoro abbia bisogno di persone giovani per trovare il suo cammino più vero ed efficace. E l’amicizia è anche amicizia culturale e spirituale. Qualche tempo fa ho avuto il regalo e il privilegio di accompagnare l’Arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi in una lunga visita ai bambini ricoverati in ospedale. Mi ha riempito il cuore di commozione e consolazione vedere tutti questi segni di affetto, di attenzione, di sapiente speranza, di commossa partecipazione. Quello che ci unisce è molto di più di quello che ci divide. Anche i bambini figli di altre tradizioni religiose e provenienti da paesi lontani, insieme ai loro genitori, hanno accolto con dolcezza e gioia la grande capacità affettiva del nostro Vescovo Matteo. Aiutiamoci a tenere alta la scommessa dell’amicizia, abbattendo i muri di separazione e costruendo ponti di conoscenza, di accoglienza e di comunione.

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