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Vite da campione
Dai tutto e non perderai mai

Rubrica Tarozzi

di Marco Tarozzi
biografia

Dai tutto e non perderai mai

PER BOLOGNA ERA GIÀ UNA GLORIA. Oggi anche il Coni ha ufficialmente inserito Alberto Bucci tra i grandi dello sport, lui che, partito dalla Bolognina, ha regalato la stella dei dieci scudetti del basket alla Virtus.“Ho avuto la fortuna di allenare ma anche la possibilità di vedere all’opera gli allenatori più bravi. Penso a gente come Gamba, Recalcati, Peterson e Tanjevic. Da loro ho imparato ogni giorno qualcosa, a volte anche rubando segreti. Così ho costruito la mia filosofia di gioco”.

Da lunedì 23 marzo Alberto Bucci sta di diritto tra i grandi dello sport. Lo ha stabilito ufficialmente la Federbasket, inserendolo, con una cerimonia solenne al Coni, nella Hall of Fame della pallacanestro italiana. Questa volta la giacca era sobria, elegante, non coloratissima come quelle che sfoggiava a bordo campo quando guidava la Virtus verso trionfi che sono rimasti nella storia. Solo la cravatta lasciava intravedere sprazzi di quella fantasia bambina che non ha mai abbandonato quest’uomo di sessantasei primavere, tutte passate ad affrontare la vita di petto, mai come una battaglia, sempre come un’occasione di miglioramento personale.

Sono uno che lotta. Ho iniziato a farlo quando avevo sei mesi, con una gamba che non voleva saperne di funzionare come l’altra. Ci ha provato a mettermi in difficoltà, già quando mi rapportavo ai coetanei, e forse l’ho capito fin da bambino che nella vita la vera sfida è cercare di battere sempre sé stessi. È un pensiero che ho sempre cercato di trasmettere ai giocatori che allenavo. Se uno da tutto, non perde mai. Può andargli storta una partita, ma dal campo uscirà sempre a testa alta”. Ha vissuto anni e anni di basket. A Bologna, sponda Virtus, ha vinto tre scudetti, compreso il decimo nella storia della società, quello della Stella, ricordo indelebile per gli appassionati. È l’allenatore bianconero più titolato insieme ad Ettore Messina, che proprio lui volle come assistente a Bologna spianandogli la strada per una carriera fantastica.

Dai tutto e non perderai mai

L’avvocato Porelli, che mi aveva chiamato in Virtus, mi disse di scegliere i collaboratori. Ettore me lo consigliò il compianto Massimo Mangano, che l’aveva avuto con sé a Udine, e lo volli subito insieme al preparatore Enzo Grandi, il “Prof”. Era la mia stagione del debutto a Bologna e vincemmo lo scudetto della Stella, nel 1984. Lui era già una sicurezza, preciso, attento ai dettagli. Oggi è un amico che lavora nella Nba, ai San Antonio Spurs, dopo aver vinto tutto in Europa. Ha raggiunto i massimi livelli e io sono felice per lui.

Ha vinto molto altro Bucci, e non solo a Bologna. Anche partendo da dietro, come quando, prima di approdare alla Virtus, portò Rimini dalla Serie D alla A2 in cinque anni. O quando permise a Fabriano di affacciarsi alla massima serie. O ancora quando si prese la soddisfazione di vincere la Coppa Italia con una squadra di A2, la Glaxo Verona, poi condotta a sua volta alla promozione. Senza contare lo scudetto vinto “per venti minuti” con Livorno, prima che una decisione arbitrale ingiusta lo consegnasse a Milano, spegnendo il sogno di chi aveva visto davvero un Davide determinatissimo trionfare contro Golia. Anche oggi c’è una battaglia da vincere, e Alberto ne parla apertamente, senza falsi pudori. Deciso a spuntarla ancora una volta.

Ho un “coso” addosso che vorrebbe che gliela dessi vinta. Invece no, sto affrontando il mio ciclo di chemioterapia, ho attorno il calore di una famiglia fantastica, le mie donne. Mia moglie Rossella e le mie figlie, Beatrice, Annalisa e Carlotta. Voglio vincere e penso positivo. Non è stato sempre così. Quando ti comunicano che qualcosa di sconvolgente è venuto a cambiarti la vita, all’inizio sei confuso, poi realizzi che tutti i programmi e i progetti che hai in mente, o che hai costruito in una vita, possono diventare fumo in pochi attimi. Lo sconforto c’è stato, ma da lì sono ripartito, mi sono affidato a chi mi sta curando. La battaglia continua, ma sono ottimista e penso sempre positivo.

Alberto si è fatto profeta in patria partendo dalla Bolognina, il quartiere di Bologna che ha visto crescere anche Alfredo Cazzola, che fu suo amico da ragazzo e suo presidente negli anni di gloria della Virtus. Dopo Porelli, il primo mentore, fu l’allora Mister Motor Show a volere il suo ritorno. Ne arrivò poi un terzo, con Sabatini, ma non fu pieno di luci come i primi due, che portarono scudetti e consensi.

Di Porelli mi ricordo quell’approccio burbero che nascondeva una grande generosità d’animo. Di Alfredo sono quasi coetaneo. Ricordo che al nostro primo incontro, prima ancora di parlare di squadra e di programmi, ci mettemmo a ricordare i tempi dei Salesiani in via Jacopo della Quercia a Bologna. Dopo tanti anni era bello ritrovarsi, stavolta non per giocare, ma per attuare un progetto magnifico. In quel secondo viaggio in casa Virtus trovai una perla come Sasha Danilovic. Uno che faceva la differenza perché ce l’aveva, una differenza, rispetto a tanti altri. Voleva vincere, sempre e comunque, e prima di tutto con sé stesso. È stato uno dei primi a farmi i complimenti per l’ingresso nella Hall of Fame, mi ha fatto piacere”.

Dai tutto e non perderai mai

“Essere “fuori tempo”, a volte, aiuta a essere in vantaggio sui tempi. E profondamente libero, nelle parole e nelle azioni. Le riflessioni di questo uomo di sport sono a tutto campo, piacevoli e allo stesso tempo profonde.”

Sentiva aria di festa, Alberto. Aveva voglia di farsi un regalo, da aggiungere a quello ricevuto dalla Fip. Così ha deciso di mettere nero su bianco la sua storia di allenatore e di uomo, la sua visone della vita, la sua filosofia che è stata parte integrante del suo lavoro nel basket. E ha scritto un libro insieme agli amici Maurizio Marinucci e Andrea Basagni. Si chiama “Fuori tempo, riflessioni di un coach tra vita e canestri”, edito dalla casa editrice Minerva Edizioni, e il titolo va letto in accezione positiva. Essere “fuori tempo”, a volte, aiuta a essere in vantaggio sui tempi. E profondamente libero, nelle parole e nelle azioni. Le riflessioni di questo uomo di sport sono a tutto campo, piacevoli e allo stesso tempo profonde, un “time out” che ci porta fuori dal Bucci che tutti conosciamo, quello che è stata sotto i riflettori. A conoscere attimi, emozioni, gioie, difficoltà di una vita vissuta sempre con la curiosità e l’entusiasmo di un ragazzo.

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