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Sei in: webAmbiente / numero 3 - 2014 / Appuntamento al Cafè Racer

Dipendenti con passione

traduzione: eng | عربي

di Andrea Campo

Appuntamento al Cafè Racer

Il mito delle due ruote, libertà e spregiudicatezza, ma con moderazione. Sulle tracce di Easy Rider, emulo degli affezionati centauri che negli anni ’60 maghi della modifica, Antonio Mendo, che lavora nel Gruppo Sicura, è partito dalla “ricostruzione” di una vespa 125 d’annata per carambolare sulle moto di alta cilindrata. Una passione che si traduce in grandi escursioni e nella conquista della targa d’oro.

In origine erano motociclisti, appassionati di corse clandestine, che modificavano i loro mezzi per migliorane le prestazioni. Si riunivano davanti ai Cafè di Londra, il più famoso era l’Ace Cafè, per scambiarsi consigli, idee e per gareggiare su percorsi cittadini. Un fenomeno culturale che, alla fine degli anni ’60, aveva già valicato i confini britannici per sbarcare in Germania e in Italia. I cultori del Cafè Racer, oggi diffusi in tutta Italia, utilizzano motociclette da strada di media e grossa cilindrata ma c’è chi, omaggiando l’italianità, ha voluto cominciare da uno dei celebri simboli del Belpaese: la Vespa.

Antonio Mendo

Antonio Mendo, Responsabile divisione sicurezza macchine e delle linee vita del Gruppo Sicura, racconta una passione nata solo quattro anni fa ma già ricca di soddisfazioni.

“Tutto è cominciato con la Vespa di mio padre, una 125 VL Struzzo del 1955. Era abbandonata in una cascina con carrozzeria e motore messi veramente male, il motore era senza candela e si era riempito d’acqua e arrugginito. Avevo deciso di rimetterla a nuovo ma non avevo le giuste conoscenze così ho cominciato a documentarmi, studiando i disegni tecnici e le parti meccaniche. Dopo averla smontata tutta ho cominciato la sistemazione cercando i pezzi da sostituire tra i vari mercatini di scambio usato, non ero capace di sistemare il motore cosi ho contattato un mio amico e con una ricerca su internet siamo riusciti a trovare un blocco motore uguale e alcune componenti: da due motori ne abbiamo fatto uno. Poi ho smontato e fatto riverniciare la carrozzeria da un carrozziere e sostituito tutte le componenti rovinate ma c’era un problema: il serbatoio aveva un foro abbastanza grande ed era impossibile trovarne un altro nei mercatini usato o nuovo perciò ho realizzato la parte sotto del serbatoio e poi l’ho fatta saldare. Il risultato è stato ottimo perciò ho deciso di iscrivere la Vespa al Registro Storico della Federazione Motociclistica Italiana ottenendo così la Targa d’oro”.

Per ottenere la targa d’oro, come stabilisce la Federazione, è necessario che i motoveicoli, abbiano compiuto i 20 anni di età, calcolati dalla data della loro costruzione o dalla prima immatricolazione e l’iscrizione è subordinata, però, alla decisione di una Commissione che ha la facoltà di non iscrivere i mezzi che non risultino completamente conformi all’originale o che non siano ben restaurati.

Antonio, modestamente, ammette di non essere un esperto di meccanica ma di avere una forte passione accompagnata da una buona manualità.

A dimostrarlo le altre due Targhe d’oro che gli sono state riconosciute.

SE FOSSE
UN FILM...

“Easy Rider”(1969)

di Dennis Hopper

L’on the road per antonomasia racconta un’epoca di cambiamento e rivoluzioni con tre icone del cinema americano: Dennis Hopper, Peter Fonda e Jack Nicholson..

“Un po’ di tempo fa ho trovato un’occasione, una Vespa VNB1 T del 1960, in realtà era del ’59 ma è stata immatricolata nel 1960. Il motore era a posto ma ho deciso di riverniciarla. Così l’ho smontata completamente, l’ho verniciata e ho realizzato un forno con due piccole lampade per l’asciugatura. Tutto questo con l’aiuto di mio fratello, che ai tempi della scuola ha lavorato presso una carrozzeria. Dopo questa ho comprato e messo a posto una Vespa Gtr 125 del ’72, e il prossimo anno risistemerò anche la Vespa di quando ero ragazzo: una Primavera del 1974”.

Nonostante l’indubbio valore, le quattro Vespe non rimangono relegate in garage ma, a turno, accompagnano Antonio, che abita nel vicentino, lungo i suoi viaggi.

“Sono iscritto al Vespa Club e una o due volte al mese organizzano una scampagnata. D’estate mi piace girare in Vespa e quando il tempo e il lavoro me lo permettono, faccio viaggi più lunghi con gli amici. Sono andato fino a Caorle, fino a Trento e per tre giorni ho girato con un amico l’Emilia e il Veneto in Vespa passando attraverso Bologna, Ferrara, Mantova e Verona”.

Antonio oggi è passato alle motociclette di grossa cilindrata e sta lavorando su una Honda.

“Dall’inizio di quest’anno ho cominciato ad appassionarmi alle Cafè racer che si prestano alla personalizzazione come la Bonneville della Triumph o come l’Honda Four, da lì ho deciso di imbarcarmi in una nuova avventura con una Honda NTV 650 Revere. A giugno l’ho comprata e quest’inverno comincerò a smontarla e a trasformarla, mi è venuta l’idea di applicare lateralmente una delle vecchie taniche di benzina color verde militare che si vedono sulle jeep così da realizzare un comodo bauletto”.

L’amore per i motori è forte e Antonio non vuole certo fermarsi qui.

“Le modifiche possono riguardare i manubri, la strumentazione e la sella e nella parte meccanica i carburatori, le sospensioni e il telaio. Molti scelgono di farla sistemare da un professionista ma la mia è una vera passione. Il bello di tutto questo non è semplicemente avere una moto nuova ma cercare i pezzi giusti, provare qualcosa di nuovo, riuscire a realizzare ciò che si ha in mente e vedere ciò che si è creato. Il mio prossimo progetto riguarda una BMW K75. È un modello del 1988 che si presta benissimo alle trasformazioni”.

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