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UGUALI

Tutti i sentieri dello spirito
Il dramma che ravviva la fede

Nicolini

Di Don Giovanni Nicolini
biografia

Davanti al dramma del terremoto mi trovo in una situazione molto “strana”: da una parte ne sono radicalmente coinvolto, perché per più di vent'anni ho vissuto nel territorio di Crevalcore, e lì abita il maggior numero di persone della mia “famiglia”, e molte persone a me carissime. Inagibili le case dei miei più cari amici. Devastate e chiuse le quattro chiese della nostra Parrocchia. D'altra parte, il terremoto vissuto a Bologna si è ridotto a qualche libro che dagli scaffali mi è caduto sul letto. Una vicenda strana, dunque. Una specie di schizofrenia.

Uguali

A questo si aggiunge l'intreccio fortissimo tra il pianto e l'angoscia del mio cuore per il disastro, e la grande bellezza di reazioni positive e di alte speranze che continuo a vedere e a ricevere da chi, pur essendo stato duramente colpito, ne trae motivi e occasioni per un'altissima esperienza di solidarietà e di più profonda comunione.

Il terremoto è stato una dura lezione circa la precarietà della vita. Perché la nostra vita è di fatto sempre molto precaria! L'improvviso sopraggiungere del volto negativo dell'esistenza è sempre incombente. Ma d'altra parte non solo l'istinto, ma anche le buone ragioni del vivere quotidiano ci chiedono di camminare nella fedeltà di ogni giorno, e di respingere con forza le angosce che possono assalirci. Al punto che consideriamo “malattie” i corridoi scuri delle nostre fragili psicologie malate. A questo s'aggiunge la conseguenza non sempre positiva del nostro rapporto quotidiano con gli avvenimenti di tutto il mondo.

Siamo in grado di venire a sapere in tempo reale tutto quello che succede sino ai confini della terra, ma siamo esposti a vivere tutto ciò come uno “spettacolo”: rischia di attenuarsi e ad estinguersi la differenza tra una notizia del telegiornale e un film drammatico. Schiaccio un bottone, e …lo “spettacolo” cambia! Il terremoto, imprevedibile, inaspettato, lontano fin a diventare “irreale”, piomba all'improvviso. Tra l'altro – e lo sapevo non per averlo vissuto, ma solo per averlo letto da qualche parte – è impossibile verificare come si vive questo evento, se non …quando lo si è vissuto! Ho visto persone piccole e deboli rimanere sostanzialmente tranquille, e persone “forti” cadere in un'angoscia insuperabile.

Dopo le prime scosse, e malgrado il puntuale ritorno di altri ”ondeggiamenti” più o meno forti, qualcuno è ritornato a dormire in casa (se non è disastrata!), e qualcuno continua a dormire in tenda: perché ha paura! C'è una “lezione” in tutto questo. É parte essenziale della fede ebraicocristiana vivere nella consapevolezza della fragilità della vita e della nostra esposizione continua ad un “Male” più grande e più forte di noi. Chi prega secondo la nostra tradizione spirituale, più volte al giorno inizia il suo incontro con il Signore recitando le prime parole di una preghiera della Bibbia: “Dio, vieni a salvarmi”.

La consapevolezza di essere molto più piccoli della nostra vita è elemento essenziale della nostra fede. E questa piccolezza riguarda non solo gli elementi negativi e le prove dolorose della vita, ma anche le sue dimensioni più luminose e più alte. E qui interviene anche per la vicenda del terremoto quello che mi sembra essere il “dono”(!!) – chi lo crederebbe! – che anche un evento simile può portare. E concludo citando l'esempio dei miei fratelli di Sammartini di Crevalcore. Le case con le crepe e la necessità di dormire in tenda hanno suggerito un'idea immediata: le tende mettiamole vicine, sullo stesso prato. Non lontano dalla nostra chiesa, e vicino ad un bel capannone costruito in questi anni per il lavoro della nostra Cooperativa, e che adesso fa da “chiesa”.

Le nostre quattro chiese sono inagibili. Ma la nostra chiesa siamo noi. Il nostro affetto. I nostri bambini che giocano insieme sul prato. E la sera: si cena insieme. Una tavolata di cinquanta persone, dove ognuno porta qualcosa per sè e per tutti. E sul prato di Sammartini, l'esperienza dell'affetto e della solidarietà di tanti amici e fratelli. Capita che alla sera non si guardi la televisione, e la mattina dopo si ripensi con commosso piacere che abbiamo fatto una grande chiacchierata insieme prima di andare a dormire. Certo, non bisogna farci sopra una retorica sciocca.

E i problemi sono tanti e ancora non si sa bene come affrontarli. Le preoccupazioni sono reali. Però, tra dieci anni, chi ci sarà, come ricorderemo questi giorni e queste serate! Una straordinaria avventura. Non solo una sventura. Anche una storia dove abbiamo scoperto che il nostro volerci bene è più grande e fecondo di quello che pensavamo.

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