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Levorato

traduzione: eng | عربي

di Laila Bernardi

Voglia di ricominciare

Una tragedia che ha aperto ferite fisiche e psicologiche che solo il tempo potrà sanare. Ma il terremoto non ha scalfito la proverbiale fierezza degli abruzzesi, che oggi soffrono perdite immani ma che sono già al lavoro per rialzarsi più forti di prima. Come Rosaria e Giovanni, dipendenti di Manutencoop, che raccontano i momenti di terrore ma anche tutto il loro desiderio di rivincita.

Rosaria Angelini, 45 anni, faceva le pulizie e talvolta il servizio di portierato per Manutencoop alla facoltà di Scienze Motorie dell’Università dell’Aquila. Ora l’edificio universitario è semidistrutto e la sua casa è inagibile. Adesso Rosaria vive in un albergo a Roseto degli Abruzzi e nel raccontare il suo ultimo mese ha una lucidità tale che sembra parli di un film visto di recente. A partire dalla notte del 6 aprile, quando la scossa delle 3 e 32 l’ha trovata sveglia. “Abitavo in via XX settembre, di fianco ad un palazzo che è completamente crollato – dice – mi sono sentita alzare dal letto e ributtare giù, poi grandi giramenti di testa, e intanto tutto crollava. Sono andata a vedere mio figlio in camera sua e abbiamo cercato di uscire. Non è stato facile, perché il soppalco crollato ci impediva di aprire la porta”.

Rosaria: “Siamo tutti angosciati. Vengano a vederci quelli che dicono che qui sulla costa ci stiamo facendo una vacanza”

Rosaria abitava in quella zona che ora è stata definita extrarossa, la sua abitazione deve ancora essere controllata, ma le persone con cui ha parlato le hanno anticipato che sarà da demolire. Ha perso tutto, la casa, il lavoro, anche se in testa ai suoi pensieri rimane suo figlio, che ha mandato presso alcuni parenti in una regione d’Italia dove spera si trovi lavoro più facilmente. “È orafo mio figlio – dice – qui a L’Aquila non aveva ancora trovato il posto che voleva, ma nel frattempo faceva altri lavoretti per guadagnare qualcosa: ora nemmeno più quelli”. Rosaria al momento del terremoto era sconvolta, ma non incredula, e ora è arrabbiata. “C’era da aspettarselo, sì. Era da dicembre che sentivamo le scosse – spiega - alcune anche forti e continuate, ma il menefreghismo delle autorità è stato tale che il terremoto a L’Aquila è sembrata una sorpresa per tutti. Per tutti, ma non per noi”. E un donna forte e piena di grinta, Rosaria. Spera di poter lasciare Roseto al più presto e andare in una casetta prefabbricata. Pensa che in qualche modo dovrà risolvere il problema del lavoro. “Sì – aggiunge – perché senza lavoro non può andare avanti molto. Siamo tutti angosciati. Vengano a vederci quelli che dicono che qui sulla costa ci stiamo facendo una vacanza”.

Giovanni: “Lavoro molto, alla sera sono stanco ma contento perché mi sento utile, ma mi auguro che il lavoro torni per tutti”

Era sveglio anche Giovanni Salomone quella brutta notte. Abitava a Paganica, frazione de L’Aquila fra le più colpite, oggi zona rossa. “Cadevano i soprammobili e i quadri attorno a me e qualche calcinaccio – racconta – ma sentivo pezzi di cornicioni e di muri che crollavano nelle strade vicine. Quando ho realizzato non riuscivo ad alzarmi dal letto. Appena ho potuto sono uscito per andare a prendere i nonni che abitavano di fronte”. Ora sta in una roulotte, stanco di fare avanti e indietro dalla costa abruzzese, e lavora molto.

“Sono un manutentore di impianti – dice – ed è facilmente immaginabile come in questo momento ci sia bisogno di persone come noi, soprattutto negli stabili danneggiati ma non completamente inagibili”. Salomone lavora per la messa in sicurezza di alcuni edifichi che presto forse potranno riaprire, e affianca insieme ad altri colleghi di Manutencoop i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile per le riparazioni e i sopralluoghi. Ha 38 anni e la casa dove abitava ha retto bene alle scosse, ma non può rientrare. “Sì – spiega – la casa è intatta, l’avevamo fatta io e mio padre ed era forte e stabile. Purtroppo il terreno sottostante è smottato di 15 centimetri”. Giovanni Salomone, nella sfortuna, è uno dei pochi per cui il lavoro è aumentato, vive nei cantieri anche 11-12 ore al giorno, soprattutto nell’area dell’Università dove c’è la facoltà di Scienze Biologiche, quartiere di Coppito. “Lavoro molto, alla sera sono stanchissimo ma contento perché mi sento utile – aggiunge – ma mi auguro che il lavoro torni per tutti”. “stato molto brutto – sospira – e prima di addormentarmi mi chiedo quando torneremo ad una vita normale”.

Alfredo: “Quando la gente è venuta da me, con lo stesso indumento indossato al momento del terremoto, ho sentito quanto è importante essere uniti”

“I più danneggiati dei 120 dipendenti – dice Alfredo DelliSanti, responsabile di commessa per la manutenzione a L’Aquila e coordinatore locale per Manutencoop - sono quelli dell’igiene, o quelli che svolgevano portierato e reception all’interno delle strutture universitarie e pubbliche. I manutentori non si fermeranno, ma noi pulivamo circa 100.000 metri quadrati di superficie che oggi non ci sono più, e sarà lunga e difficile recuperarli”.

Dellisanti è la persona più vicina ai lavoratori aquilani, colui a cui tutti si rivolgono per avere notizie, pareri, e anche rassicurazioni. “Non sono aquilano – dice – ho un incarico qui. Non posso dire di aver vissuto il terremoto come lo hanno vissuto loro, ma quando la gente è venuta da me in ciabatte, con addosso lo stesso indumento indossato al momento del crollo, allora ho sentito davvero quanto è importante essere uniti, sentirsi parte di qualcosa. E a questo proposito voglio ringraziare a nome di tutti la nostra azienda, che è stata presente e vicina fin dai primi momenti di questa tragedia”.

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