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Levorato

traduzione: eng | عربي

di Laila Bernardi

Specialisti in prima linea

Indossano camici da infermiere ma la loro “missione” in sala operatoria è quella di illustrare le caratteristiche del Tessuto Tecnico Riutilizzabile, un prodotto innovativo ed ecostostenibile. Un compito coinvolgente anche emotivamente quando di fronte hai gli occhi smarriti di un piccolo paziente che cercano un cenno di conforto.

Una vera squadra di “Specialisti” in questo caso di “Prodotto” e la loro arma segreta si chiama Tessuto Tecnico Riutilizzabile. Lo presentano direttamente nei luoghi deputati per il suo utilizzo, ovvero le sale operatorie. Sono quelli del gruppo di Manutencoop Servizi Ospedalieri, che promuovono un prodotto innovativo, con un sistema ideato direttamente dalla Società e che viene utilizzato da chirurghi, anestesisti e personale assistente di sala operatoria impegnati in interventi chirurgici di ogni genere. Il Tessuto Tecnico Riutilizzabile (T.T.R.) è l’alternativa al tradizionale tessuto in cotone utilizzato negli ospedali e al Tessuto Non Tessuto (T.N.T.) monouso. Quest’ultimo, il principale concorrente del T.T.R.

La squadra degli Specialisti composta di sei persone fa capo ad Alberto Franceschini, Responsabile della ‘ricerca e sviluppo tessuti tecnici’, nonché coordinatore delle attività del gruppo. Vengono da esperienze diverse, alcuni dall’ambito ospedaliero ed alcuni dalla ex Fleur, società rilevata da Manutencoop nel 2000. “Una squadra veramente speciale – sorride Franceschini – che dall’inizio di quest’anno ha cominciato a lavorare in team e a trarre da questo metodo grandi benefici”. Nella quotidianità gli Specialisti lavorano da soli, ognuno per le proprie commesse, da un ospedale all’altro d’Italia.

Levorato

Da sinistra a destra: Graziano Feliciani, Paola Galdi, Brunella Bellini, Paolo Chirico, Alberto Franceschini, Patrizia Ambrogi.

La novità, a partire dal 2009, è che si ritrovano periodicamente per confrontarsi, raccontarsi le esperienze, attivare nuove strategie e metodi operativi innovativi. Insomma, facendo il punto sulla loro attività che, di certo, nel panorama Manutencoop, è piuttosto originale. Sì, perché Paola Galdi, Responsabile della centrale di sterilizzazione di Viareggio e allo stesso tempo Specialista di Prodotto dell’area Liguria-Toscana-Piemonte per la sede di Lucca, Paolo Chirico, Specialista di Prodotto dell’area Trentino-Veneto-Emilia Romagna per le sedi di Ferrara e Porto Garibaldi, Graziano Feliciani, Specialista di Prodotto per l’area Marche-Lazio-Calabria e Alberto Franceschini, vivono praticamente in sala operatoria, a contatto con il personale medico e paramedico, ma soprattutto, a contatto con il dolore e la malattia. Patrizia Ambrogi e Brunella Bellini, rispettivamente Responsabili delle centrali di sterilizzazione di Teramo e di Ferrara e Porto Garibaldi, seguono invece tutti i processi produttivi, all’interno degli stabilimenti di Servizi Ospedalieri, che permettono di fornire Dispositivi Medici Sterili per le sale operatorie costituiti appunto dal T.T.R.

Patrizia, Brunella e Paola sono le persone che trasformano e rendono operative le idee del gruppo componendo e processando ogni giorno i kit per intervento proposti dagli Specialisti. Come dice Alberto Franceschini “senza il loro appoggio e le loro critiche l’operato degli Specialisti sarebbe incompleto: solo le responsabili di centrale di sterilizzazione possono dirci se un nuovo articolo o kit può essere messo in produzione senza far sorgere problematiche al processo produttivo”. “Il nostro prodotto, il tessuto tecnico riutilizzabile – spiega Franceschini – viene presentato alle Strutture Sanitarie durante incontri formativi, con il supporto di diapositive e video che illustrano le applicazioni pratiche in sala operatoria. Tale attività è propedeutica per i dirigenti sanitari, i paramedici, chirurghi e strumentisti, alla scelta di un prodotto che può sostituire il tradizionale tessuto di cotone.

La prova pratica avviene successivamente in una sala operatoria e direttamente sul campo”. “Certo – aggiunge Paolo Chirico – perché è solo lì che si può testare veramente la qualità del prodotto, se si considera che ogni telo, ogni camice, ogni accessorio è costruito e modellato per un determinato tipo di intervento: ovvero il kit da utilizzare per una appendicite non è uguale a quello per un intervento alla mano, o a una spalla. I camici sono calibrati anche a seconda del numero degli operatori che intervengono ed al tipo di protezione da adottare, i teli per la copertura dei tavoli sono di diverse dimensioni e quelli da porre sul paziente hanno forme e finestrature diverse”. “Noi entriamo completamente vestiti come i chirurghi e gli infermieri – racconta Graziano Feliciani – non tocchiamo nulla, ma assistiamo dal primo all’ultimo atto dell’intervento il chirurgo, l’anestesista e gli infermieri, dando indicazioni precise sull’utilizzo corretto del prodotto. Siamo lì, e vediamo tutto”.

Come scelta aziendale e legislativa gli Specialisti di Prodotto ‘non si lavano’ ovvero ‘non eseguono il lavaggio chirurgico delle mani’, appunto perché non entrano in contatto fisico con l’ambiente, ma la loro presenza è fondamentale perché in funzione di come e quando sono posizionati i teli sul paziente, il loro utilizzo offre la migliore prestazione. Una presenza che ha, inevitabilmente, delle implicazioni umane piuttosto marcate. L’operato di questo gruppo di lavoratori implica un maggior coinvolgimento emotivo e non è da tutti essere in grado di affrontare con disinvoltura questa attività. “Quando entra un paziente ancora sveglio – racconta Paolo – non pone attenzione a chi ha di fronte, e avendo anche noi la divisa da infermiere, ci scambia per qualcuno dell’équipe. A me hanno chiesto spesso conforto, con domande o anche solo con lo sguardo e l’unica cosa che posso fare è un sorriso o stringere l’occhio da dietro la mascherina. Poi magari quando il paziente esce dopo l’intervento ti dice anche grazie”.

“Ogni telo, ogni camice, ogni accessorio è costruito e modellato per un determinato tipo di intervento”

“A me commuovono molto i bambini e gli anziani – dice Paola Galdi – sembrano e sono i più indifesi, i più insicuri, ma sono anche quelli che di fronte ad un cenno di conforto sono più sensibili”.
“In ogni caso - chiude Paolo – quando stai dalle otto di mattina, per dieci ore, in sala operatoria, a contatto tutto il giorno con la sofferenza, al momento di uscire vorresti volare via, senza nemmeno passare per i corridoi dell’ospedale, hai proprio voglia di scappare”. “A me – aggiunge Franceschini – capita di chiedermi se quella tale persona che ho visto sul tavolo operatorio abbia superato perfettamente l’intervento ed ora si sia ristabilita”. Il Tessuto Tecnico Riutilizzabile presentato dai promotori della Servizi Ospedalieri, per le sue caratteristiche intrinseche, va nella direzione di un minore impatto ambientale, grazie appunto al suo riutilizzo, rispetto al Tessuto Non Tessuto che invece è usa e getta. Inoltre un telo in TTR è prodotto in poliestere, un materiale secondario derivato dallo scarto del petrolio, quindi già un materiale riutilizzato. E infine, il lavaggio e la sterilizzazione avvengono direttamente negli stabilimenti della Servizi Ospedalieri, il che consente un controllo sulla filiera operativa, requisito legislativo per i Dispositivi Medici Sterili.

L’obiettivo della Servizi Ospedalieri è quello di lavorare per sostituire con il T.T.R. tutto il cotone dalle sale operatorie, dato che il tessuto naturale produce polvere, elemento controindicato in un ambiente totalmente sterile e non protegge il personale ed i pazienti dalle possibili infezioni crociate (il passaggio di microrganismi dannosi da un paziente ad un operatore e viceversa).

“L’approccio più proficuo - spiega ancora Franceschini - è con quelle strutture intenzionate a mettersi a norma con i parametri delle linee guida europee. Inoltre si nota una diversa sensibilità a seconda delle regioni in cui si lavora: in alcune permangono convinzioni dure da scalfire”.

“In certe zone – sottolinea – in cui stiamo ottenendo ottimi risultati, il nostro lavoro è cominciato 6/7 anni fa. L’obiettivo è quello di promuovere al meglio il nostro prodotto per raccogliere i risultati, a volte anche dopo molto tempo, con l’intento di essere presenti su tutto il territorio nazionale”. Nei racconti di ognuno si legge la soddisfazione chi svolge un lavoro professionalmente gratificante. E anche la voglia di andare avanti insieme. “Sai – dice Franceschini – prima si lavorava un po’ a compartimenti stagni, ognuno nel suo piccolo mondo. Il lavoro di gruppo è davvero rivoluzionario, c’è uno stimolo continuo a fare sempre meglio. E i risultati li stiamo già vedendo”.

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