di Massimo Cirri
Un bancone speciale
Il formato è sempre quello, scanzonato e un po’ irriverente, della chiacchiera da bar, ma nello scambio tra i due amici, dipendenti di Rekeep, protagonisti della rubrica mensile di Massimo Cirri su “Ambiente”, rivivono alcuni dei momenti più intensi che hanno costellato le scorse, difficili, settimane. Sono riflessioni che ognuno di noi potrebbe aver condiviso con familiari e colleghi nei giorni scorsi e che, nonostante la drammaticità del periodo, sottolineano momenti di grande intensità emotiva, come il cavalierato tributato dal quirinale a un’addetta delle pulizie. E poi, tanta voglia di riprendere a vivere con un po’ più di relax, anche se non possiamo abbassare la guardia. ma, sicuramente, l’ironia ci può aiutare a stare meglio, o no?
- Ma alla fine, secondo te, come ne usciamo?
- Come uscire? Sono appena arrivato e tu vuoi già uscire?
Siamo al bar, siamo seduti all’aperto, belli distanziati.
Siamo a bere qualcosa, è la prima volta dopo questa
storia del virus: ne usciamo tra un po’, dai, appena finito
l’aperitivo. Pago io, se è questo il problema, e se mi lasci
qualche nocciolina.
- Ti lascio tutte le noccioline che vuoi se mi dici ...
- Anche le patatine
- Anche le patatine, si
- No, perché tu sei una piovra. Hai i tentacoli, velocissimi:
patatine? Zac, finite! Salatini? Spariti! Noccioline? Zac,
prosciugate.
- Ti lascio tutto, anzi: “Cameriere, scusi, ci porta un’altra
ciotola di patatine? Una grossa, ce l’avete? Faccia una
cofana, riempia un baule, un furgoncino”
- Esagerato
- È per metterti a tuo agio. In cambio mi dici come ti senti
dopo questi mesi del virus. Come ne siamo usciti?
- Tu sei proprio sicuro che ne siamo usciti? Completamente?
- No. Ma il peggio è passato, dai...
- Quello sì.
- E allora: come siamo dopo questi cento e più giorni che
nessuno avrebbe mai immaginato, con le persone chiuse
in casa e gli ospedali che scoppiavano? Siamo meglio
o peggio? Ne stiamo uscendo come persone più decenti
o più incattivite?
- È difficile dirlo. Ma te lo dico lo stesso: meglio. Siamo
un po’ meglio di prima
- Sicuro?
- Sicuro. Ti dico un po’ di cose che ho visto, o che mi
hanno raccontato.
- Vai
- Ho visto i colleghi all’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di
Bologna, che in sei giorni hanno messo su un nuovo padiglione
per il Covid. Lavorando senza pensare all’orario.
- Poi?
- Mi hanno raccontato di un collega, Valerio, che fa l’idraulico
e all’ospedale Bellaria in un tempo record ha
steso tutti i tubi di un nuovo reparto. Senza mai fermarsi
neanche per mangiare. Si è fatto un panino, ma dopo.
Lui è un ex rugbista c’entra?
- Non lo so
- Romina, che coordina le pulizie e le disinfezioni sempre
al Bellaria, dice non contavano più i riposi, i turni, che
c’era la paura – che serve per stare più attenti – che contava
la squadra, i colleghi che si sono uniti sempre di più.
Toccava stare lontano dalle famiglie, per non rischiare
di infettarle, dice. Era difficile, lo hanno fatto lo stesso.
Vuol dire qualcosa, no?
- L’ho vista in un video, la Romina...
- Quando diceva che adesso le persone comuni, tutti
quelli che non ne sanno niente del lavoro che facciamo,
hanno un’idea un po’ più precisa del nostro lavoro?
- Quello
- È vero. Oggi ci vedono come quelli che insieme ai medici
e agli infermieri abbiamo sconfitto questo virus
- Hai ragione. Abbiamo visto tutti una che fa le pulizie
in ospedale, una di noi, che è diventata cavaliere del
lavoro. Me lo sono scritto, aspetta, quello che ha detto il
presidente Mattarella. Ecco: “Concetta D’Isanto, addetta
alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella
schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie
di andare avanti nel corso dell’emergenza”.
- E l’avevi visto Mattarella che si tocca il ciuffo prima di
parlare in televisione, quando dice: “Giovanni, neanche
io vado dal barbiere”
- L’avevo visto. Bellissimo: il Presidente della Repubblica
senza barbiere, come noi. Il Presidente uno di noi. E poi?
- E poi Mattarella ci sarà andato dal barbiere, no?
- E poi perché dici che ne siamo usciti migliori?
- Perché siamo stati capaci di cambiare e di farlo alla svelta
- Tipo?
- Fare le disinfezioni
- Quelle le abbiamo sempre fatte, no?
- Ma abbiamo dovuto cominciare a disinfettare interi
ospedali con procedure e dispositivi di protezione che
prima usavamo solo in piccolo aree, come le sale operatorie
- E abbiamo imparato
- Alla svelta: tanti colleghi che lavoravano nei centri commerciali
o a sanificare mezzi pubblici hanno imparato a
lavorare in ospedale. Hanno fatto tanta formazione in
pochissimi giorni
- La sicurezza, i dispositivi di protezione individuali. Prima
neanche sapevamo cosa fossero. Adesso...
- Hanno imparato a vestirsi e svestirsi all’entrata e dell’uscita
da un reparto Covid. Mascherine, tute, camici,
calzari, guanti. Mettersi e togliersi tutto l’armamentario
senza fare errori
- Abbiamo imparato a lavorare da casa
- Si. Di telelavoro si parla da anni, spesso senza concludere
niente. In mille di noi hanno cominciato farlo. Sono
passati dall’ufficio al salotto di casa, da un giorno all’altro.
È stato anche quello un cambiamento mica da poco:
riorganizzare tutto...
- Con i bambini che urlano durante la videoconferenza. Perché
erano a casa anche loro, senza scuola e senza nonni.
Non è stato facile neanche per loro. O con il gatto che ti
passeggia sulla tastiera del pc e manda e
- mail a raffica
- E a proposito di mail, ho visto Romina al telegiornale,
che dice “È arrivata un’e
- mail, l’ho letta e non nego che
ha fatto scendere una lacrimuccia”
- È la mail con la notizia sul 20% dello stipendio di marzo
e aprile dei dirigenti di Rekeep che è andato a chi ha
lavorato negli ospedali durante l’emergenza?
- Era quella
- Una di quelle mail che fa piacere ricevere
- Si. E poi c’è Milo Manara, il grande artista del fumetto,
che ha disegnato 25 donne, le Eroine del Lockdown. E
c’è l’addetta alle pulizie
- Secondo te somiglia un po’ a Romina?
- Non è questo il punto. Diciamo che somiglia a tutte. È
un riconoscimento per tutte
- Vabbè. Mi passi due noccioline?
- Spiace, sono finite
- Tutte?
- Sono rimaste due noccioline. No, una
- Tu, da questa storia, non ne sei uscito né meglio né
peggio. Sei uguale a prima: un’idrovora da aperitivi.
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